Lo sport invernale dello Sci alpino consiste nello scendere verso valle su un pendio di montagna scivolando sulla neve grazie a degli sci.
Generalmente questi percorsi di discesa sono attrezzati (piste), hanno un impianto di risalita e un trattamento del manto nevoso.
Il famoso “fuoripista”, invece, si pratica su terreni non battuti.
I più antichi richiami allo sci alpino sono addirittura del VII millennio, ma lo sci alpino inteso in maniera moderna si sviluppa a metà del XIX secolo, con l’avvento di strumenti utili a facilitare le discese.
Nel 1840 si attesta l’uso di sci fatti esclusivamente per le discese di sci alpino, mentre nel 1850 viene elaborata dal norvegese Sondre Norheim la tecnica telemark, ufficialmente presentata a Oslo nel 1866. Lo stesso Norheim elabora nel 1870 i primi sci nordici moderni (non ancora specifici per sci alpino).
Le prime competizioni di sci alpino, anche femminili, risalgono al 1861 a La Porte, in USA. Ma è nel 1864 che lo sci diventa attività sportiva, quando a Sankt Moritz (St. Moritz) l’albergatore Johannes Badrutt apre la sua struttura in inverno, invita alcuni suoi amici inglesi ed abituali villeggianti estivi con la promessa di trovare attrattive invernali per competere col periodo estivo.
Nel 1865 avviene il primo incidente sciistico che si ricordi, mentre nel 1866 fanno l’esordio in gara i due bastoncini. Sono gli anni in cui si diffondono le prime fabbriche di sci e gli sci club in tutta Europa, in Nordamerica e in Oceania.
E’ il 1896 quando viene scritto (Mathias Zdarsky) il primo manuale di sci alpino, e nel 1910 Hannes Schneider elabora un nuovo modo di curvare (metodo Arlberg), che si stacca dal passato e da vita alle moderne tecniche di sci.
Negli anni ’20 del XX secolo la disciplina dello sci alpino inizia a codificarsi e nel 1924 viene fondata la FIS. Lo sci alpino fa il suo esordio tra le discipline olimpiche invernali nel 1936 con la specialità della combinata, mentre i primi campionati mondiali di sci alpino si disputano a Mürren, in Svizzera, nel 1931. Solo nel secondo dopoguerra, però, lo sci alpino non viene più considerato solo passatempo e sport per turisti ricchi, ma diventa uno degli sport più diffusi, almeno negli Stati con territorio montano.
Molto si deve alla costruzione di impianti sciistici attrezzati e di impianti di risalita, nonché all’evoluzione dell’equipaggiamento (sci di nuovi materiali ed abbigliamento termico).
Il successo definitivo dello sci alpino avviene con i Giochi olimpici invernali del 165, a Cortina d’Ampezzo, i primi ad essere trasmessi in tv.
Dieci anni dopo la FIS organizza la prima Coppa del Mondo di Sci alpino: un circuito internazionale con i migliori professionisti che girano il mondo e si confrontano in una serie di gare.
Vediamo l’evoluzione dei principali attrezzi da sci alpino.
Storicamente lo sci è un attrezzo in legno di forma allungata e appiattita dove sono posti attacchi per i piedi dello sciatore. Inizialmente presentavano punta molto rialzata e lunghezza di circa 2 metri, mentre gli attacchi erano fatti con legacci. L’avvento delle prime lamine avviene con l’ammodernamento di piste e stazioni: le lamine sono strisce di metallo nel fondo dello sci che permettono maggiore tenuta. Altra innovazione è la soletta in grafite che da maggiore velocità. Tutti strumenti che permettono l’adeguamento delle tecniche: se prima lo sciatore per curvare doveva “sbandare” lo sci, con l’invenzione dello sci sciancrato (con punta e coda più larghe) lo sciatore piega lo sci inclinandosi e facendolo scorrere sulla lamina.
Nel 1939 vengono realizzati attacchi a sganciamento facile, ma quelli con piastra di sganciamento compaiono nel 1948; nel 1957, invece, gli attacchi si serrano allo scarpone con unico movimento del piede. Più avanti negli anni, soprattutto nell’agonismo, si introducono sistemi di sgancio rapido, che permettono di liberare il piede in caso di caduta.
Con l’evoluzione degli attacchi cambiano anche gli scarponi: i primi con fibbie aggancio/sgancio sono del 1955, e due anni dopo si vedono quelli in plastica rigida.
La produzione di scarponi così su scala industriale è della metà degli anni ’60.
Per migliorare stabilità gli sciatori usano due bastoncini con puntale: inizialmente erano in legno, ma dagli anni ’50 si realizzano in alluminio e poi in fibra di carbonio.
Oltre all’attrezzatura tecnica gli sciatori indossano un abbigliamento specifico.
La tuta da sci, corredata da guanti, impermeabile e imbottita, veste interamente lo sciatore.
In ambito agonistico è sempre formata da un unico pezzo il più aderente possibile, mentre per amatori a volte è sostituita da giaccone e pantaloni. In caso di caduta la sicurezza aumenta con dei “gusci” di plastica inseriti sulla parte della schiena, delle braccia e delle gambe.
Per migliorare visibilità e proteggere gli occhi si indossano appositi occhiali costituiti da più lenti e che coprono molta dell’intera superficie del viso. Lenti più scure sono per giornate di sole, quelle più chiare per scarsa visibilità. Sono assicurate al capo da un elastico ed al casco.
Proprio il casco è un elemento moderno, visto che inizialmente si usavano solo berretti o passamontagna. Oggi tutti i caschi devono essere omologati e, in alcuni casi, presentano anche una mentoniera in plastica.
Ecco quali sono le principali tecniche di sci alpino.
Lo sci di fondo si impara a fasi, lavorando prima in piano e poi simulando l’uso di bastoncini con sci paralleli o divergenti.
Le tecniche differenziano essenzialmente per i sistemi di curvatura:
– “la curva a monte in parallelo”
– “la curva a valle in parallelo”
– “la curva in conduzione”
– “la curva a cortoraggio”
Alla fine degli anni 80, sono apparsi in Europa gli sci carving. Con gli sci sciancrati (sci carving) si possono eseguire curve veloci con raggi molto stretti.
La sensazione che si ha è che gli sci curvino da soli.