Nel Comune di Ovindoli sta facendo molto discutere il progetto per la realizzazione dei nuovi impianti da sci situati sul Monte Magnola. L’area infatti, chiamata Sirente Velino, è di interesse naturalistico, e sarà quindi oggetto di nuovi studi tecnici.
Ad una prima analisi del Comitato VIA c’era già stata la richiesta di un’integrazione dei documenti di progetto, e già in quella fase era stato il WWF ad essere l’associazione più attiva nelle proteste, con osservazioni specifiche a cui si erano poi unite altre associazioni di carattere ambientalistico ed alcuni Enti.
Il Comune di Ovindoli ha quindi presentato le integrazioni richieste in cui ci sono piccoli miglioramenti.
WWF fa una denuncia specifica
Il WWF fa una denuncia specifica, dichiarando che: “Dalla lettura dei documenti appare tuttavia evidente che le criticità ambientali non vengono risolte e rimane tutta l’assurdità della realizzazione di un’opera impattante in un’area dalle molteplici valenze ambientali e naturalistiche”.
Secondo l’associazione, il progetto di Ovindoli prevede la rimozione della copertura vegetale che oggi è habitat per molte specie anche di pregio. Criticate anche le misure di mitigazione scelte come idrosemina e rotoballe. Ci sono poi tutte le ripercussioni che potrebbe subire l’orso bruno marsicano, specie ad alto rischio visto che l’intervento avverrebbe proprio tra due zone in cui l’orso è presente. Il Comune sostiene che l’impatto dei lavori sulla specie sarà modesto, ma il WWF ribatte che la frammentazione dell’habitat sarebbe deleterio, soprattutto considerate le attuali condizioni della specie.
Il nuovo progetto, sempre secondo il WWF, è pericoloso anche per la Vipera dell’Orsini, altra specie che abita queste zone, e che è “considerata rara e minacciata, presente nel nostro Paese soltanto in poche località dell’Appennino centrale tra Abruzzo e Marche e senza dubbio il serpente italiano che corre i maggiori pericoli di estinzione”. Anche nello studio di Impatto Ambientale realizzato nelle prime fasi metteva in evidenza tale rischio per la specie, tanto che si ammetteva che “gli impatti diretti più importanti riguardano l’uccisione diretta degli individui a causa della movimentazione della terra con i mezzi meccanici”. L’ipotesi delle nuove carte da parte del comune di Ovindoli è quella di catturare le vipere,
spostarle e poi ricollocarle una volta terminati i lavori. Operazioni che sono vietate in primo luogo, di difficile realizzazione e molto rischiose per la specie, e contro questa soluzione si è mossa anche la Societas Herpetologica Italica.
Il vero nodo del progetto, secondo WWF, è la natura politica che ne sta alla base: “come è possibile continuare a spendere soldi della collettività in impianti di risalita in un territorio che, inevitabilmente, nei prossimi anni sarà sempre meno innevato in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto? Eppure chi propone l’impianto è evidentemente consapevole di questa criticità, tant’è vero che il progetto stesso prevede la possibilità di innevamento artificiale.
Altro problema è quello dell’acqua, visto che i lavori potrebbero causare problemi di approvvigionamento idrico nella zona, dice il WWF: “Tutto questo viene semplicemente ignorato nel progetto che propone, oggi, di attingere l’acqua dalle condotte esistenti, in alcun modo sufficienti per sopportare questo prelievo, e in futuro di realizzare nuovi pozzi per prelievi dalla falda sotterranea, provocando così ulteriori danni all’ambiente e al delicato ecosistema montano, con possibili disagi per le popolazioni”.
Così, il WWF Abruzzo ha inviato una nota a tutti gli enti interessati dalla conferenza dei servizi affinché rigettino anche il secondo progetto, per tutelare gli habitat e conservare gli ecosistemi. “Sottrarre beni comuni come il suolo o l’acqua per opere che non hanno alcun interesse pubblico né reali benefici per la comunità, in nome di una visione antica e superata dello sviluppo della montagna, non può essere in alcun modo condivisibile”, le parole di Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo. “La gestione delle aree montane è questione ben più complessa e richiede interventi e linee di programmazione e di investimento legate all’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno. La facile strada della realizzazione di impianti da sci che nel giro di poco tempo potrebbero risultare obsoleti e non utilizzabili, come accaduto già altrove in Abruzzo, non porta da nessuna parte, arreca danno e fa spendere inutilmente enormi quantità di denaro pubblico”.