ROCCAFLUVIONE – I paesi dell’entroterra ascolano che hanno come riferimento i monti della Laga, come quelli maremmani sulle colline del monte Amiata. Analogie di ricerca, aventi come fattore unificante le rocce. Così mentre sulle colline grossetane la canadese “Adroit Resource” sta cercando un metallo prezioso come l’oro, sulle montagne dell’Ascolano la multinazionale anglo-olandese Shell dirotta una quindicina di suoi ricercatori norvegesi alla ricerca di petrolio, l’ “oro nero” per antonomasia.
L’arrivo in loco è previsto infatti per domenica prossima, mentre oggi sono attesi a Roma , dove presso il Dipartimento di Scienza della Terra dell’università La Sapienza, si terrà un “breafing” insieme a geologi e fisici dell’ateneo romano, per fare il punto della situazione e pianificare il programma di ricerca già in larga misura impostato.
Come i lettori ricorderanno, il Corriere settimane addietro rivelò l’interessamento della multinazionale petrolifera verso le colline e le montagne ascolane, custodi di una tipologia di rocce che potrebbero rivelare l’esistenza di petrolio.
Allora come oggi, gli scienziati frenano ed invitano caldamente a rimanere con i piedi per terra, perché iniziare una ricerca non vuol certo dire aver già trovato l’oggetto del desiderio, soprattutto poi come in questo caso, dove mai in passato si sono trovati giacimenti petroliferi in simili situazioni. Ma l’interessamento di una multinazionale come la Shell, è ovvio che generi nell’opinione pubblica dubbi ed aspettative di rilievo, che solo studi approfonditi che stanno per iniziare potranno fugare o confermare.
“Siamo interessati a studiare il ‘contenitore’ – ci aveva confidato lo scorso mese di agosto il dottor Federico Falcini, fisico dell’università La Sapienza -, ovverosia il tipo di roccia, che è identico a quelli in cui il petrolio c’è, trovato però in fondali marini ed a certe profondità, ma mai riscontrato sinora in ambienti simili. Posso dire solo che l’interessamento della Shell, al momento è quello di studiare attentamente questo particolare tipo di sedimentazione rocciosa, insita in una sorta di bacino petrolifero che nelle nostre condizioni non si è mai sviluppato”.
Queste rocce, secondo lo studio di ricerca, altro non sono che sabbie stratificatesi nel corso dei millenni con il passaggio da ambienti fluviali ad ambienti marini. Il team di studiosi norvegesi si attesterà quindi per alcuni giorni a Roccafluvione, base scelta per le proprie ricerche e per lo studio sulle rocce nostrane, per poi trasferirsi a Montorio al Vomano.
“Il nostro studio – conferma il fisico romano che collabora con l’equipe di geologi della più grande università di Roma – si focalizzerà sui vari strati di roccia arenaria (ed il loro legame con processi fluidodinamici) presente in maniera massiccia lungo la valle del Fluvione e che è in stretta relazione con quella presente sui Monti della Laga, in quanto questo tipo di roccia, vecchia di circa 20 milioni di anni, è la stessa trovata in diversi fondali marini a far da contenitore ad estesi giacimenti di petrolio”.