Secondo il Wwf ingiustificato l’allarme degli operatori sui Sibillini: «Non c’è pericolo»
«La presenza sui Sibillini di un orso marsicano, probabilmente non monitorato dagli studiosi del Parco d’Abruzzo e dell’Università La Sapienza di Roma , testimonia l’importanza del Parco nazionale per la conservazione di questa specie, e rafforza l’urgenza di far partecipare l’area protetta al piano d’azione per la tutela dell’orso marsicano dice Jacopo Angelini, vicepresidente Wwf Marche : che è specie tutelata su tutto il territorio nazionale. Per salvaguardare l’rso marsicano il ministero dell'Ambiente sta approntando un piano salva-orso che vede coinvolti, oltre alle Regioni Abruzzo, Molise e Lazio, i Parchi nazionali: d'Abruzzo, Lazio e Molise, quello della Majella e quello Gran Sasso-Monti della Laga. Il Parco dei Monti Sibillini ne è escluso, ma anche alla luce delle notizie di queste ore, diventa sempre più indispensabile una sua partecipazione. Questo inserimento permetterebbe al Parco di partecipare alla definizione e all'attuazione di una strategia nazionale volta a garantire la salvaguardia della specie e a rendere tollerabile, anzi gradita, la presenza dell'orso sui Sibillini anche per gli interessanti risvolti per l'economia locale».
I danni da orso ad allevatori e altri operatori (come agricoltori e apicoltori), come quelli causati da altri mammiferi e uccelli protetti, secondo il Wwf, vanno rapidamente indennizzati dalla Regione e dai Parchi nazionali, così come devono essere messi in campo idonei strumenti per difendere le attività. Ad esempio il Wwf ha, di sua iniziativa, dotato alcuni apicoltori del Parco d'Abruzzo di recinzioni elettrificate mobili per la difesa degli alveari.
Quanto all’allarme degli operatori turistici, secondo Angelini «è ingiustificato. L’orso marsicano è innocuo per l’uomo ed è molto più piccolo dell’orso bruno europeo, è poco più grande di un cinghiale. Oltretutto la presenza dell’orso marsicano può essere un volano per il turismo dei Sibillini assieme al camoscio appenninico, dato che nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ogni anno vanno un milione di turisti proprio per la presenza di questi due rari e preziosi animali appenninici».
dal Messaggero 24/09/2006