Futuro incerto per la neve????

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    simonesnow
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    Ho deciso di postare questo articolo non tanto per quello che c’è scritto che è al quanto gonfiato (secondo me), ma per riflettere su dove il nostro pianeta sta andando… Cercando di avvicinare il tema al nostro mondo!!! La Neve…

    DA LA REPUBBLICA.it

    Francia, ad Abondance niente più cabinovia: "Ormai non nevica più"
    In ginocchio l’economia locale, che si poggiava sulla stazione sciistica
    Addio allo sci per sempre
    "chiude" il paese della neve
    dal nostro inviato CINZIA SASSO

    ABONDANCE (Alta Savoia) – Nebbia, nuvole basse, il sole che a sprazzi illumina i prati fioriti, la strada stretta in mezzo alle Alpi francesi che la carovana del Tour ha percorso tre volte, e quel cartello orgoglioso: Vallée d’Abondance. Voleva dire, quando il mondo non andava a rovescio, abbondanza di tutto, anche e soprattutto di neve. E infatti ecco il paese, una piazza, i negozi intorno, la caserma della Gendarmerie, il palazzo del municipio con il monumento ai bambini caduti in guerra.

    E l’alberghetto coi gerani rossi che si chiama Hotel de l’Abbaye, come la chiesa gotica che svetta poco più su e il cartello che indica: benvenuti nell’area sciistica dell’Abondance. Solo che adesso quell’area non esiste più. Cancellata da una delibera comunale. Cancellata soprattutto da uno di quegli eventi che gli studiosi hanno annunciato e che qui, per primo, è diventato realtà: il cambiamento climatico. "Non nevica più, chiudiamo la cabinovia", ha votato il consiglio comunale.

    Mezzo chilometro oltre, là dove il paese finisce e cominciava il paradiso degli sportivi, incassato tra il Monte Bianco e il Pic de la Corne, ecco i resti di quello che è stato: la Telecabine de l’Essert abbandonata, le scalette di ferro ormai invase da sterpi, l’inutile cartina che racconta le piste e gli impianti che si trovano in alto, dai 930 metri di qui su a 1.505, lo chalet dei biglietti sbarrato, il grande parcheggio per i pullman degli sciatori inutile, perfino i vasi con i tageti sulle spallette del ponte seccati, le seconde case chiuse e abbandonate. "Tous mobilisés pour qù Abondance ne muert pas", mobilitiamoci perché Abondance non muoia, strilla un cartello. Ma è inutile, ormai. Come le lucine di Natale che hanno illuminato l’ultimo inverno, che nessuno ha staccato e che non serviranno mai più.

    Da Marcel Sport tira un’aria tristissima: "Cosa farò? Chiuderò il negozio. Guardi: questa è la mia merce, e adesso che me ne faccio?". Giù dalla scaletta di legno ecco il magazzino di sci, scarponi e scarpette di ogni tipo: da quelli di legno, perché qui da quarant’anni si andava sulla neve e l’economia era cresciuta su questo, a quelli larghi da carving, fino alle tavole da snowboard. Poco più avanti è Michel Peillex ad affittare, vendere e riparare sci; e poco più avanti ancora, a protestare, è Didier Bouvet, medaglia d’oro alle Olimpiadi, uno che da ragazzo si allenava proprio qui, che in vetrina ha appeso uno striscione: "Salviamo la nostra stazione, manifestiamo tutti".

    Tutti, intanto, si ritrovano ogni venerdì alle 8 di sera in un altro paesino della valle, la Chapelle, all’Hotel Le Rucher, in quella che è diventata la sede del comitato "Abondance Demain". Marco Rissouant, un biondo con gli occhi celesti, farmacista in paese, è uno degli animatori. È scettico: "Macché clima; è politica. Non sono capaci di gestire gli impianti e allora hanno deciso di chiuderli. Noi abbiamo proposto di tutto, anche di fare una cooperativa, e ci hanno detto di no". Sul banco degli accusati, il comitato non mette il clima, ma il sindaco del paese, Serge Cettour-Meunier, che insieme ad altri 8 (e contro altri 6) ha deciso la chiusura della telecabina. "Lo sci – dice – sta diventando di nuovo uno sport solo per ricchi e noi non possiamo più pagare". Mostra i conti economici: su un bilancio di 2,2 milioni, quest’anno c’è stata una perdita di 640 mila euro per la cabinovia. Troppi, dice Messier Cettour-Menier, per i 1.300 residenti.

    L’ultimo, ad esempio, è stato un inverno che in montagna si può definire spietato, con solo 20 giornate di neve. E il futuro, assicura Gerald Giraud, ingegnere del Centro Studi Meteo France di Grenoble, sarà ancora peggiore: "Le zone di altitudine compresa tra i 900 e i 1.500 metri saranno quelle che risentiranno di più del riscaldamento globale". Dal 1960 ad oggi, dicono le statistiche, il livello delle precipitazioni è diminuito di 64 centimetri e a partire dagli anni ’80 la temperatura sull’arco alpino si è alzata da uno e mezzo a tre gradi. Anche l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo mette in guardia: le Alpi risentono tre volte di più degli effetti del cambiamento del clima e, con i loro 70 milioni di turisti delle neve, dovranno per forza fare i conti con la nuova realtà e riconvertire le loro economie.

    Ecco perché ad Abondance, qui nell’Alta Savoia francese, ma anche nella vicina Svizzera, in Austria, in Germania e in Italia, guardano tutti: è quello, temono, il loro futuro. Come dice Philipp, del Café de la Place: "Noi ci battiamo, ma non credo che vinceremo. Abondance è solo il primo paese destinato a morire". O a rassegnarsi. Tre anziane signore, pedule, cappellino e racchette da passeggiata, leggono i cartelli esposti in vetrina: campionato di taglialegna, marcia di 15 chilometri, torneo di bocce. Sulla strada passano trattori, non fuoristrada. Se sarà ancora turismo, sarà di un genere così. Addio neve, addio ricchezza.

    (2 agosto 2007)

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