[06-04-13] “Lieto di conoscerla” disse la slavina

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    Sabato scorso io e due amici + un ragazzo tavolato decidiamo di recarci in zona Sibillini per provare un’altra semplice pellatina.

    Le nostre attenzioni si posano quindi sul piccolo e aggraziato Monte Lieto nei pressi del paese di Castelluccio di Norcia.

    Il percorso classico prevede una salita al mattino, una discesa nella valle opposta, una nuova risalita ed una discesa definitiva verso la piana.

    Decidiamo di fare solo l’ultima parte con un dislivello credo di 450 metri verso la cresta ed un tratto finale pianeggiante (e molto appagante per panorama ed ambiente incontaminato) sempre sulla cresta del monte verso la cima.

    Prima di precisare il perchè del titolo qualche dato:

    – Colloquio presalita con due guardie forestali, con precisazione sul grado 2 di rischio valanghe, sulla pioggia caduta nei giorni antecedenti fino a discrete altitudini (evidente in basso il segno dei rigagnoli) e ultima osservazione dell’omino vestito di verde “E’ ben compattata ma forse un paio di giorni di sereno sarebbe meglio, comunque nessun rischio”

    – L’orario di salita non proprio adattissimo ha smollato la neve già in fase di salita nella parte più bassa (sopra molto bella invece da salire) facendo desistere ben presto il nostro amico tavolaro che attendeva un fondo più duro (sfornito di ciaspole).

    – In discesa neve assolutamente primaverile con tratti alternati colla/firn.

    – Giornata molto calda ed esposizione Est.

    – Ingresso alla discesa: un canale con pù neve (30 cm?) invece del fronte piatto del colle con uno strato molto più fine (10 cm?).

    Si dia il via alle foto…

    Cresta iniziale Monte Lieto: la cima da qui non si vede
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    Bella nevina intonsa
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    Il sottoscritto in salita
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    Panoramica su gran parte della catena dei Sibillini e inizio dei Monti della Laga (a voi l’identificazione)
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    Ormai in cresta piana verso la cima
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    Si distingue una LEGGERA gonfia laggiù sotto la cima, nel vallone che NON faremo
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    Castelluccio da una prospettiva nuova
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    Ecco la cimetta (sorvoliamo sui miei capelli e i miei denti da Roger Rabbit: sono fotoigienico)
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    Ordunque: a destra il distacchino (fronte largo 7-8 metri?) di neve lentissima ed acquosa nel canale verso il boschetto*, a sinistra le ns. tracce su bel firn.

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    * non ho visto partire la slavina perchè sono partito per ultimo, l’unica cosa che posso dire è che poi scendendo a 30 metri dal punto di distacco su cui si trovava un mio amico l’unica cosa che si percepiva era il suono (simile ad un ruscello) e il lento inesorabile movimento. Sebbene fosse uno strato molto basso di neve distaccata devo ammettere che il non sapere cosa fare, ovvero dove spostarmi per evitare altri distacchini con l’altro esattamente sotto di me, mi metteva difficoltà evidenti nel riflettere: a tal proposito didattico ed utile il richiamo di chi era sotto ad un mio tentativo di spostarmi vicino a lui (in zona per così dire “bonificata”) che vedeva meglio la situazione da sotto. Dopo diversi minuti di riflessoni è stata presa la più ovvia decisione, ovvero spostarsi verso la zona a destra FUORI dal canale: allungando ad un unica curva leggera (ovvero il gesto che volevo fare prima del richiamo) per primo mi sono spostato sul “letto” della slavina con un leggero peso tra le gambe e il torace, fino a traversare verso la zona con meno neve, conscio che non sarebbe successo nulla ma comunque con una leggera preoccupazione.

    Manco TANTO, TANTISSIMO di esperienza e vedere quel fiumiciattolo alto 10-20 cm andarsi lentamente a depositare in fondo al canalino mi ha lasciato un senso di impotenza che solo il terremoto mi ha lasciato in passato (con le dovute proporzioni perchè qui oggettivamente non v’era alcun rischio).

    La weiss bevuta a Castelluccio mi ha riportato con la psiche a posto per poter analizzare il tutto e quelli che secondo me erano gli errori compiuti:

    1) orario di salita/discesa
    2) esposizione sbagliata in relazione all’orario
    3) imbocco sbagliato: canale (quindi con più neve) con leggero salto e quindi cambio di pendenza (punto di rottura della coesione dello strato superficiale) invece che “faccia” piatta del monte (con evidenti chiazze di erba)

    Fine parentesi didattica.

    A freddo posso solo dire: a fronte del microscopico dislivello e della breve discesa mi sono comunque divertito tantissimo, soprattutto in salita, con i panorami fantastici nonostante la neve a macchie e con la scoperta della banana come frutto panacea della stanchezza!! :D :D

    PS: i video verranno montati in seguito… se riesco estraggo solo il pezzo dove si vede la slavina scorrere (anche se l’audio ovviamente con la gopro va a farsi benedire).

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