Preservare il permafrost sotterraneo attraverso un sistema di raffreddamento a circuito chiuso, alimentato interamente da fonti di energia verde, al fine di impedirne la fusione e mantenerlo stabilmente in stato solido.
Il progetto “Rescue Permafrost”, presentato ieri dalla società Tofana a Cortina d’Ampezzo presso il rifugio di Ra Valles, situato alla stazione intermedia della funivia Freccia nel Cielo, mira a ostacolare e ritardare il processo di fusione del permafrost.
“Un’iniziativa pionieristica e avveniristica volta a garantire la sicurezza e il benessere del nostro ambiente naturale per i visitatori,” ha dichiarato Mario Vascellari, il presidente di Tofana, che ha guidato la realizzazione del progetto con l’assistenza di undici esperti da diversi campi e varie imprese.
“L’ispirazione è arrivata durante la progettazione del nuovo sistema di seggiovia che collega Pian Ra Valles a Ra Valles e Busc de Tofana. La stazione di monte si trova ad un’altitudine di 2.770 metri. Gli studi geologici avevano rivelato un strato di permafrost di circa 18 metri a una profondità di 3 metri. Questa è una questione critica per la stabilità strutturale della stazione, che richiedeva misure preventive. Mi sono chiesto: se c’è il rischio che si sciolga, perché non proviamo a mantenerlo freddo? E così è nato l’iniziativa. Non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile realizzare una tale idea, ma si è rivelato fattibile.”
Che cos’è il permafrost?
Il permafrost è un tipo di terreno costantemente ghiacciato, mantenendo temperature al di sotto dello zero durante tutto l’anno. La fascia di terreno compresa tra la superficie e la parte superiore del permafrost è chiamata zona di disgelo o strato attivo, che si scongela nella stagione estiva e si ricongela in inverno. Sotto questa massa di permafrost, il suolo rimane in uno stato non congelato e con temperature stabili. L’incremento delle temperature globali e le variazioni climatiche hanno accelerato la fusione del permafrost, dando luogo a instabilità dei pendii e aumentando il pericolo di frane e cedimenti del terreno.
Durante la fase di sviluppo del nuovo sistema di trasporto a fune, è stata individuata una risposta tecnologica per affrontare questa problematica. Il meccanismo di raffreddamento si basa su un circuito frigorifero, che trae energia da pannelli solari installati sul tetto della stazione di Ra Valles, fornendo l’energia elettrica necessaria al suo funzionamento.
Per affrontare il problema dello scioglimento dei ghiacci, abbiamo sviluppato un metodo per raffreddare il permafrost e restituire alla massa di ghiaccio il suo stato solido,” ha dichiarato Norbet Klammsteiner di Energytech, Bolzano. “Il sistema di raffreddamento si avvale di 10 sonde geotermiche da 20 metri ciascuna per estrarre calore dal suolo. Ogni sonda è formata da due tubi, uno per l’ingresso e uno per l’uscita, attraverso i quali scorre una miscela di acqua e antigelo a una temperatura di -8°C. Un refrigeratore elettrico al piano terra dell’edificio che serve la seggiovia genera questo fluido. L’impianto estrae il calore dal terreno e lo trasferisce all’aria, similmente a come funziona un frigorifero domestico.”
“La corrente elettrica necessaria per il funzionamento del refrigeratore e delle pompe è generata da un impianto fotovoltaico situato sul tetto della stazione a monte della seggiovia,” ha aggiunto. “È quindi un sistema ambientalmente sostenibile, privo di emissioni di CO2. L’energia elettrica in eccesso può anche essere immagazzinata per uso futuro in caso di interruzioni di corrente alla stazione della seggiovia.”
Il progetto “Rescue permafrost” è stato avviato l’8 giugno di quest’anno e completato con l’attivazione dell’impianto il 26 luglio.
In collegamento al progetto, Andrea Gasparella e Giovanni Pernigotto della Facoltà di Ingegneria della Libera Università di Bolzano stanno coordinando una valutazione sull’efficacia del sistema nella preservazione del permafrost e la stabilità dell’area in un quadro di rapido cambiamento climatico.
“In sintesi, il progetto offre una soluzione valida per la conservazione del permafrost in aree montuose e può essere esteso ad altre regioni,” hanno affermato. “Stiamo invertendo il paradigma: se il sole è responsabile dello scioglimento del ghiaccio, allora usiamo il sole per risolvere il problema, alimentando il ‘frigorifero’ con energia solare,” ha concluso un soddisfatto Vascellari.