Quattro giovani che hanno intrapreso un’escursione a duemila metri di quota con ai piedi dei sandali da spiaggia, sono stati soccorsi da un elicottero del Soccorso Alpino. Adesso, dovranno coprire i costi dell’intervento, che potrebbe arrivare a diverse migliaia di euro.
I fatti si sono svolti sul monte Rua il pomeriggio di Ferragosto. Il gruppo, composto da due ventenni, due trentenni e un cagnolino, era partito al mattino dal rifugio Pussa, in Val Settimana, con l’intenzione di fare un percorso ad anello. Tuttavia, una volta raggiunti i duemila metri di quota, si sono trovati bloccati su un tratto di terreno franato. Pur cercando di proseguire, i loro sandali scivolavano sui sassi e, temendo di dover passare la notte in montagna, i giovani hanno chiamato il soccorso alpino. L’elisoccorso ha quindi inviato personale sanitario e tecnico per recuperarli con il verricello e riportarli a valle.
L’errore di indossare calzature inadatte per un sentiero alpino potrebbe costare a questi quattro giovani una cifra notevole.
Come ha comunicato al Corriere delle Alpi Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl1 Dolomiti, nei primi sei mesi del 2023 sono arrivate 37.254 chiamate al 118 con 7.812 missioni, di cui 58 con gli elicotteri. Tra le 651 persone che hanno chiesto aiuto, il 44% è rappresentato da escursionisti, cioè semplici camminatori. Tra questi il 14,6% si mette nei guai “per incapacità”, il 7,4% perché perde l’orientamento, il 2,8% perché si lascia sorprendere dal maltempo. “I volontari del Cnsas o gli elicotteri Falco 1 e Falco 2 ti vengono a prendere perché sei in difficoltà e il più delle volte ti portano all’auto o in albergo, anziché in ospedale. A questo punto è ovvio che l’escursionista paghi per la sua imperizia. E il conto è salato”, ha affermato Dal Ben, aggiungendo che dal 2020 l’Azienda sanitaria ha emesso 1.036 fatture per un importo di 2 milioni e 22 mila euro.
Quanto costa un intervento dei soccorritori effettuato con l’elicottero e causato da imperizia?
In diverse zone, è stato istituito un costo aggiuntivo per missioni ritenute non strettamente vitali. Ad esempio, in Veneto, si potrebbe arrivare a spendere fino a 7.500 euro. Mentre in Valle d’Aosta, la cifra può salire fino a 137 euro al minuto. Le regioni di Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte prevedono un esborso minore, ma ancora intorno al migliaio di euro.
Chi deve pagare il soccorso in montagna?
Ma quali sono le norme riguardanti i soccorsi in ambiente montano? Secondo la legislazione delle regioni alpine, il recupero dovrebbe essere a pagamento, ma solo se il soccorso non implica l’ospedalizzazione del ferito. Coloro che sono veramente in pericolo o hanno lesioni tali da necessitare un intervento immediato potrebbero dover coprire solamente il costo base (ticket), ma questo solo in certe aree.
Cosa stabilisce la legge?
La normativa italiana, con l’articolo 11 del DPR 27 marzo 1992 “Onere del trasporto di Emergenza”, stabilisce che
“Gli oneri delle prestazioni di trasporto e soccorso sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale solo se il trasporto è disposto dalla centrale operativa e comporta il ricovero del paziente. Detti oneri sono altresì a carico del Servizio Sanitario Nazionale anche in mancanza di ricovero determinata da accertamenti effettuati al pronto soccorso. Fanno carico al Servizio sanitario nazionale, altresì, i trasferimenti tra sedi ospedaliere disposti dall’ospedale”.
Nel contesto di questa regolamentazione, come riporta Montagna.tv, “la chiamata del 118, con l’attivazione del Servizio di Soccorso per ragioni immotivate, quali la mancanza di situazione di pericolo o la mancanza di giustificazioni sanitarie, comporta a carico dell’utente gli oneri dell’attività di soccorso”. Avere ai piedi sandali in gomma adatti per andare spiaggia a duemila metri di altitudine si inserisce evidentemente in questo scenario.