Creta, situata in Grecia, è celebre non solo per le tracce della sua antica civiltà e per le splendide spiagge, ma anche per le sue maestose montagne come lo Psiloritis (2.456 m), i Lefka Ori (2.454 m) e i Dikti Oros (2.146 m).
Psiloritis (2.456 m): anche conosciuto come Monte Ida, lo Psiloritis è la montagna più alta di Creta. Si trova nella parte centrale dell’isola e domina il paesaggio circostante.
Lefka Ori (2.454 m): questa catena montuosa, il cui nome significa “Montagne Bianche”, si estende nella regione occidentale di Creta. Durante l’inverno, queste cime sono spesso ricoperte di neve, rendendole una meta attraente per gli amanti dello sci alpinismo.
Dikti Oros (2.146 m): situato nella parte orientale dell’isola, il massiccio di Dikti, o Dikte, offre paesaggi variegati con gole profonde e pianure feconde.
Dove si trovano le località sciistiche nell’isola di Creta
Sebbene in passato ci siano stati tentativi di creare stazioni sciistiche tra lo Psiloritis e i Lefka Ori, al momento l’isola non ha impianti sciistici operativi. Ciò nonostante, durante stagioni con abbondanti nevicate, le montagne di Creta attirano gli appassionati di sci alpinismo offrendo percorsi incontaminati con panorami mozzafiato sul mare. Nel passato, il tentativo più significativo di creare una stazione sciistica sull’isola si è concentrato sull’altipiano di Nida, ai piedi dello Psiloritis, a circa 1.500 metri di altitudine. Nel 1977 iniziarono i lavori per un complesso che includeva un albergo, un ristorante e un skilift, terminati agli inizi degli anni ’80. Sfortunatamente, a causa di vari problemi come l’accesso stradale complicato e l’assenza di una fornitura elettrica costante, il progetto non ebbe successo. Oggi, sono ancora visibili le vestigia di quella stazione sciistica abbandonata.
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Quattro giovani che hanno intrapreso un’escursione a duemila metri di quota con ai piedi dei sandali da spiaggia, sono stati soccorsi da un elicottero del Soccorso Alpino. Adesso, dovranno coprire i costi dell’intervento, che potrebbe arrivare a diverse migliaia di euro.
I fatti si sono svolti sul monte Rua il pomeriggio di Ferragosto. Il gruppo, composto da due ventenni, due trentenni e un cagnolino, era partito al mattino dal rifugio Pussa, in Val Settimana, con l’intenzione di fare un percorso ad anello. Tuttavia, una volta raggiunti i duemila metri di quota, si sono trovati bloccati su un tratto di terreno franato. Pur cercando di proseguire, i loro sandali scivolavano sui sassi e, temendo di dover passare la notte in montagna, i giovani hanno chiamato il soccorso alpino. L’elisoccorso ha quindi inviato personale sanitario e tecnico per recuperarli con il verricello e riportarli a valle.
L’errore di indossare calzature inadatte per un sentiero alpino potrebbe costare a questi quattro giovani una cifra notevole.
Come ha comunicato al Corriere delle Alpi Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Usl1 Dolomiti, nei primi sei mesi del 2023 sono arrivate 37.254 chiamate al 118 con 7.812 missioni, di cui 58 con gli elicotteri. Tra le 651 persone che hanno chiesto aiuto, il 44% è rappresentato da escursionisti, cioè semplici camminatori. Tra questi il 14,6% si mette nei guai “per incapacità”, il 7,4% perché perde l’orientamento, il 2,8% perché si lascia sorprendere dal maltempo. “I volontari del Cnsas o gli elicotteri Falco 1 e Falco 2 ti vengono a prendere perché sei in difficoltà e il più delle volte ti portano all’auto o in albergo, anziché in ospedale. A questo punto è ovvio che l’escursionista paghi per la sua imperizia. E il conto è salato”, ha affermato Dal Ben, aggiungendo che dal 2020 l’Azienda sanitaria ha emesso 1.036 fatture per un importo di 2 milioni e 22 mila euro.
Quanto costa un intervento dei soccorritori effettuato con l’elicottero e causato da imperizia?
In diverse zone, è stato istituito un costo aggiuntivo per missioni ritenute non strettamente vitali. Ad esempio, in Veneto, si potrebbe arrivare a spendere fino a 7.500 euro. Mentre in Valle d’Aosta, la cifra può salire fino a 137 euro al minuto. Le regioni di Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte prevedono un esborso minore, ma ancora intorno al migliaio di euro.
Chi deve pagare il soccorso in montagna?
Ma quali sono le norme riguardanti i soccorsi in ambiente montano? Secondo la legislazione delle regioni alpine, il recupero dovrebbe essere a pagamento, ma solo se il soccorso non implica l’ospedalizzazione del ferito. Coloro che sono veramente in pericolo o hanno lesioni tali da necessitare un intervento immediato potrebbero dover coprire solamente il costo base (ticket), ma questo solo in certe aree.
Cosa stabilisce la legge?
La normativa italiana, con l’articolo 11 del DPR 27 marzo 1992 “Onere del trasporto di Emergenza”, stabilisce che
“Gli oneri delle prestazioni di trasporto e soccorso sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale solo se il trasporto è disposto dalla centrale operativa e comporta il ricovero del paziente. Detti oneri sono altresì a carico del Servizio Sanitario Nazionale anche in mancanza di ricovero determinata da accertamenti effettuati al pronto soccorso. Fanno carico al Servizio sanitario nazionale, altresì, i trasferimenti tra sedi ospedaliere disposti dall’ospedale”.
Nel contesto di questa regolamentazione, come riporta Montagna.tv, “la chiamata del 118, con l’attivazione del Servizio di Soccorso per ragioni immotivate, quali la mancanza di situazione di pericolo o la mancanza di giustificazioni sanitarie, comporta a carico dell’utente gli oneri dell’attività di soccorso”. Avere ai piedi sandali in gomma adatti per andare spiaggia a duemila metri di altitudine si inserisce evidentemente in questo scenario.
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Sarà presente un unico tracciato che raggiungerà Monte Piselli. Con un investimento previsto di 12 milioni, si prevede che l’opera sia completata non prima del termine del 2024. L’approvazione è stata confermata nell’ultima assemblea del Cotuge, marcando una svolta attesa per molti anni.
La tratta singola per il rinnovato impianto di risalita tra San Giacomo e Monte Piselli dovrebbe essere finalizzata non prima della conclusione del 2024. Durante l’incontro tenutosi il venerdì 11 agosto, il consiglio di amministrazione del Cotuge (Consorzio turistico dei Monti Gemelli) ha ratificato il documento programmatico (Dip) per l’avvio del progetto di miglioramento dell’area sciistica. Un progetto che si attendeva da molto tempo e che ora è in fase avanzata. Come precedentemente rivelato, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, 12 milioni di euro sono stati allocati per il progetto dal consorzio: 5 provenienti dall’ordinanza del commissario speciale per la ricostruzione dopo il terremoto del 2016 n. 122 del 31 dicembre 2021, relativi al finanziamento Cis – zona terremoto (contratto di sviluppo istituzionale); gli altri 7 milioni sono stati assegnati in base all’ordinanza n. 129 del 31 dicembre 2022 e alla successiva n. 137 del 31 marzo 2023.
Ieri, due coppie di giovani escursionisti provenienti da Montegranaro e Civitanova Marche mentre stavano tornando dal Rifugio Corsini sul Monte Nerone, situato nel comune di Piobbico (PU), hanno preso un sentiero pensando di uscire dalla zona boscosa. Tuttavia, la stanchezza e la paura hanno sopraffatto una giovane di 21 anni del gruppo, che è stata presa dal panico, temendo di non poter continuare.
Questa situazione inattesa ha immobilizzato tutti. Verso le 18, hanno richiesto aiuto, portando rapidamente all’intervento dei vigili del fuoco di Cagli. Dopo una marcia di circa 45 minuti, questi ultimi sono riusciti a raggiungere e soccorrere il gruppo in difficoltà.
Un anziano di 85 anni e il suo amico, durante una passeggiata a Bolognola, situato nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, hanno incontrato difficoltà a causa dell’affaticamento. Grazie all’intervento tempestivo di un elicottero dei vigili del fuoco, sono stati messi in salvo.
Mentre percorrevano il sentiero dell’Acquasanta a Bolognola, località incastonata tra i Monti Sibillini, un signore di 85 anni, originario del luogo ma ora residente a Roma, e il suo compagno hanno manifestato segni di stanchezza. Verso le 14, la condizione dell’anziano è peggiorata, rendendogli impossibile tornare al parcheggio dove avevano lasciato le auto. Di conseguenza, è stato allertato il servizio di emergenza. Il veloce intervento dell’elicottero Drago 54 del reparto volo dei vigili del fuoco di Pescara ha permesso di recuperare l’85enne e un altro amico del gruppo. I due sono stati poi trasportati a Pintura di Bolognola, dove un team dei vigili del fuoco li ha accolti, assicurandosi che fossero in buone condizioni e riaccompagnandoli alle loro auto. L’efficienza e la prontezza dell’assistenza hanno garantito che l’incidente non avesse gravi ripercussioni per i due escursionisti.
Caratterizzate da tratti impervi, estensioni notevoli e l’esigenza di una mente lucida, passione per l’avventura e competenze avanzate, queste sono le discese sciistiche più sfidanti e complesse del globo. Sono tracce che, con la loro pendenza vertiginosa, catturano l’attenzione degli sciatori più audaci pronti a confrontarsi con esse. Scopriamo dove si localizzano.
Con scenari che lasciano senza fiato, alture, tratti e pendii che raggiungono l’incredibile 80% di inclinazione, queste piste sono a dir poco mozzafiato, straordinarie e piene di insidie, riservate ai pochissimi esperti pronti ad affrontarle con determinazione, maestria e un grande desiderio di avventura. Sono le discese più temute del mondo, presenti in nazioni come l’Austria, l’Italia, la Francia, la Svizzera, il Canada e gli USA, in attesa di ospitare gli sportivi più coraggiosi. Un’esperienza elettrizzante che solo i maestri del settore possono davvero godere, mentre i novellini potranno leggere di queste imprese sperando in un futuro tentativo.
Corbet’s Couloir, Jackson Hole, USA
Questa pista, situata a Jackson Hole, Wyoming, sulle Montagne Rocciose, è forse una delle più temute d’America. Deve il suo nome a Barry Corbet, un rinomato alpinista e sciatore che l’ha identificata nel 1960. Il passaggio iniziale tra le rocce misura appena 3 metri, aprendosi poi a 6 metri man mano che si prosegue. La pendenza costringe gli sciatori a un audace salto di cinque o sei metri prima di entrare nel cunicolo.
La Chavanette, Portes du Soleil, Svizzera
Posizionata al confine tra Svizzera e Francia, tra Champery e Avoriaz, questa pista è famosa come il “muro svizzero”, ed è nota per la sua discesa rapidissima. Un cartello avverte gli sciatori del suo grado di pericolosità: una caduta potrebbe avere esiti fatali. Spesso le condizioni climatiche sono avverse, e numerosi dossi di neve si presentano nei primi mille metri della discesa. Gli sciatori hanno l’opzione di superarli, rischiando di prendere troppo slancio, o di evitare, un’azione che richiede energia e tempo. Questa pista nera, conosciuta come il Muro Svizzero e situata nel comprensorio di Portes du Soleil ad Avoriaz, offre un panorama mozzafiato. Con un’inclinazione di oltre 50 gradi, il Pas de Chavanette è uno dei pendii più inclinati e rischiosi al mondo. Data la sua natura selvaggia, affrontarla diventa ancor più complesso. Si estende su un dislivello di 900 metri, partendo da un’altitudine di 2150 metri e raggiungendo una pendenza massima del 100%.
Grand Couloir, Courchevel, Francia In questa zona non troverai battipista, solo i coraggiosi che osano avventurarsi. Per raggiungere la pista del Grand Couloir in Francia, bisogna prendere una funivia e poi camminare per circa duecento metri. L’accesso ha una larghezza di solo alcuni metri. Le condizioni meteorologiche possono cambiare rapidamente da un segmento all’altro. È considerata la discesa più inclinata d’Europa. La pista nera del Grand Couloir a Courchevel non è per principianti. Una volta intrapresa, non c’è ritorno. I canalini adiacenti, il couloir Emilie Allais e Sous Pylons, sono ancor più ripidi e complessi rispetto alla pista principale. La sezione finale, con una pendenza del 85%, rappresenta la sfida maggiore.
Dati tecnici
Differenza altimetrica: 900 metri
Punto di partenza: 2700 m s.l.m
Pendenza massima: 85%
Delirium Dive, Banff, Canada Inclinata, rocciosa e angusta. Siamo di fronte a una delle piste sciistiche più insidiose del pianeta. È fondamentale, se non vitale, affrontarla in compagnia e con l’attrezzatura adeguata, inclusi dispositivi anti-valanga e strumenti per facilitare la localizzazione in caso di emergenza.
Kill The Banker, Revelstoke, Canada
Situata a poche ore da Vancouver, la pista è accessibile tramite funivia, dopodiché gli sciatori possono lanciarsi direttamente sotto l’impianto. Questa pista offre tratti di neve con pendenze che permettono audaci salti ai più avventurosi.
Streif, Kitzbühel, Tirolo, Austria
Ogni anno, a metà gennaio, è il punto di ritrovo per i migliori sciatori per la Coppa del Mondo. Questa pista è la più rispettata, apprezzata e spettacolare del mondo, caratterizzata da curve, dossi e repentini cambi di inclinazione perfetti per i salti. Tra i segmenti più temuti, ci sono la Mausefalle con una pendenza dell’85% e un salto di 80 metri e la Steilhang o Hausbergkante, con una curva doppia che sfiora le reti di sicurezza. Gli sciatori possono raggiungere velocità fino a 100 km/h.
Sarenne, Alpe d’Huez, Francia
Riconosciuta come la discesa nera più estesa al mondo, vanta 18 km che iniziano dal ghiacciaio omonimo, accessibile tramite la teleferica del Pic Blanc (da 2700 a 3.330 m). La pista parte da 3330 metri e attraversa la zona chiamata Tunnel, puntando verso l’Alpe d’Huez e ritornando al punto iniziale della teleferica. Dalla vetta, si gode di una vista spettacolare sul Massiccio del Monte Bianco, il Parco nazionale des Écrins, il Monte Rosa e il Cervino.
Body Bag, Crested Butte, Usa Questa pista è affiancata da maestosi pini e abeti che sembrano scorrere lungo i pendii della montagna. È ritenuta la discesa più temibile del Colorado, con tratti talmente inclinati da far salire l’adrenalina, sfidando anche gli sciatori più competenti. La mancanza di manutenzione la rende una vera e propria corsa tra ostacoli, tra cui spiccano rocce nascoste dalla coltre di neve e alberi.
Harakiri, Austria
Chiamata anche Pista 34, la pista da sci Harakiri a Mayhofen in Austria è situata vicino al confine italiano. Questa è la discesa più inclinata dell’Austria, con pendenze che in alcuni tratti toccano il 78%. Con pareti pressoché verticali e frequentemente ghiacciate, la sua sfida può ricordare l’intensità del suo nome: l’harakiri, un’antica pratica giapponese di suicidio. A Mayhofen, prima di cimentarsi nella sfida dell’Harakiri, è consigliato tentare la pista 17 Devil’s Run come preparazione.
Dati tecnici
Differenza altimetrica: 1200m
Punto di partenza: 2068 m s.l.m.
Pendenza massima: 78%.
Saslong, Val Gardena, Italia
Tra le piste più insidiose del mondo, figura una gemma italiana: la Saslong, situata nel cuore della Val Gardena. Inaugurata nel 1970, è famosa per una serie di elevazioni chiamate “gobbe di cammello”, che offrono l’opportunità di audaci salti. Ogni dicembre, la pista ospita una tappa della Coppa del Mondo di discesa libera.
Spinale Direttissima, Madonna di Campiglio – Italia Iniziamo con un classico di Madonna di Campiglio, nel Trentino: la pista Spinale. La sua sezione finale è tra le discese più inclinate delle Alpi.
Dati tecnici
Lunghezza: 2.400 metri
Dislivello: 585 metri
Pendenza media: 25%
Il tratto finale, noto come il muro, presenta una pendenza che raggiunge il 70%.
Pista n.3, La Thuile – Italia
La celebre pista numero tre, conosciuta anche come Franco Berthod.
Le Tunnel, Alpe d’Huez, Francia
L’area sciistica dell’Alpe d’Huez è rinomata per le sue impegnative piste nere. La Sarenne, con i suoi 13 km, detiene il record di pista nera più lunga d’Europa. Ma la pista Le Tunnel è quella che incute più timore. Si parte da un angusto tunnel, preparandosi a ciò che verrà.
Dati tecnici
Dislivello: 700 metri
Altitudine di partenza: 3300 metri
Pendenza massima: 65%
La face de Bellevarde, Val d’Isère, Francia
Questa pista nera ha fatto da scenario alla discesa maschile durante i Giochi Olimpici Invernali del 1992 e al Super G nei Campionati del Mondo di Sci Alpino nel 2009. Caratterizzata da una tecnica e pendenza notevole, il percorso della Bellevarde offre una vista diretta sulla linea di arrivo fin dall’inizio.
Dati tecnici
Dislivello: 1000 metri
Partenza da: 2827 m s.l.m.
Pendenza massima: 70%.
Birds of Prey, Colorado – USA Concepita da Bernard Russi, questa pista è stata teatro di competizioni della Coppa del Mondo e dei Campionati mondiali di sci. Si trova nel Colorado, USA.
Gran Risa, La Villa – Alta Badia – Italia Esploriamo la Gran Risa, una delle piste da sci più celebri dell’Alta Badia, noto palcoscenico per lo slalom gigante della Coppa del Mondo di sci alpino e la più rinomata in Italia. Ubicazione della Gran Risa Situata nel comprensorio sciistico del Dolomiti Superski, la Gran Risa, anche conosciuta come Pista 17 Nera, è localizzata a La Villa, cuore dell’Alta Badia.
È una delle piste nere più sfidanti per lo slalom gigante nel panorama della Coppa del Mondo di Sci. Oltre ad essere un punto di riferimento per le competizioni, dal 2005 ospita anche gli slalom speciali. Dettagli Ricoperta dall’ombra dei pini della Val Badia, la Gran Risa è simile a un muro di ghiaccio, su cui campioni come Alberto Tomba e Max Blardone hanno regalato performance memorabili.
Il percorso inizia dal Col dai Cioi, situato a 1870 metri di altitudine e termina a La Villa. Tra i segmenti più significativi della pista, troviamo Col Frata, Curva Calalt e Plans.
Dati tecnici
Punto di partenza: Col dai Cioi, 1.871 m s.l.m.
Punto di arrivo: 1.423 m s.l.m.
Dislivello totale: 448 m
Lunghezza complessiva: 1.255 m
Pendenza massima della Gran Risa: 53%
Pendenza media della Gran Risa: 36%
Il costo degli skipass stagionali in Valle d’Aosta subisce un aumento: si registra un incremento del 6,5%. Con la nuova tariffa, gli amanti degli sport invernali dovranno sborsare 1.370 euro per gli impianti della Valle d’Aosta, evidenziando un aumento di 84 euro rispetto alla stagione precedente. Se invece si decide di optare per lo skipass che copre anche l’area di Zermatt in Svizzera, il prezzo sale a 1.617 euro, ovvero 99 euro in più.
Questa percentuale del 6,5% rappresenta l’ultimo di una serie di aumenti, seguendo il trend dell’8,9% registrato nella scorsa stagione invernale. Anche allora, fattori come l’incremento del costo dell’energia avevano influito sul prezzo.
Per venire incontro a diverse categorie, l’Associazione valdostana impianti a fune (Avif) ha previsto delle tariffe agevolate per gli over 65, gli under 18, gli under 14 e per i bambini sotto gli otto anni.
La catena montuosa dei Monti Sibillini si snoda lungo 40 chilometri nell’Appennino centrale, tra Marche e Umbria. Dominati da imponenti rocce calcaree, toccano il loro apice con il monte Vettore, che svetta a 2478 m e si affaccia sul lago Pilato, posto a 1949 m. Queste maestose vette sono al centro del Parco nazionale dei Monti Sibillini, creato nel 1993 per preservare la biodiversità locale di piante e animali. Ma non è solo natura: il parco è un tesoro di storia e arte, ospitando borghi medievali, antichi mulini e chiese in stile romanico.
Con una vastità di oltre 71.000 ettari, il terreno del parco è principalmente montagnoso. Il paesaggio dominante è rappresentato dalle formazioni calcaree degli Appennini, che in questo tratto collegano le dolci curve dell’Appennino settentrionale alle vette più imponenti dell’Abruzzo, mostrando anche profili aspri e ripidi.
Da questa dorsale montuosa si dipanano due versanti: uno a est e uno a ovest. L’orientale vanta una diversità di panorami e habitat naturali. I fondovalle dei corsi d’acqua si svelano in profonde gole, come le affascinanti Gole dell’Infernaccio, scolpite dalle forze della terra e dall’erosione. A quote superiori, fitte foreste, in particolare di faggi, contornano le valli con un andamento predominante da nord a sud. Il lato occidentale, invece, scende lievemente verso l’Umbria, rivelando le pittoresche depressioni montane conosciute come Piani di Castelluccio famosi per il bosco Italia e la fioritura.
Clima del Parco
Il parco offre un clima ricco di sfaccettature, talvolta anche tumultuoso, come menzionato in “Il Guerrin Meschino” di Andrea da Barberino. L’altitudine gioca un ruolo cruciale nel definire il clima, amplificando gli effetti dei venti e le variazioni climatiche. Cinque elementi principali caratterizzano il clima del parco: radiazione solare, temperatura, umidità, precipitazioni e venti.
La radiazione solare guida i cambiamenti dei fenomeni fisici. Nubi e barriere sul suolo, come edifici, rifrangono ed emettono raggi solari. Al contrario, la terra ne assorbe gran parte, rilasciando in seguito raggi infrarossi. L’effetto serra, fondamentale per conservare il calore terrestre, si è accentuato a causa dell’inquinamento, influenzando sia le precipitazioni, che diventano più intense e frequenti, sia i periodi di calura, che risultano più prolungati e secchi.
La temperatura è strettamente legata all’altitudine e alla posizione geografica. Al di sotto dei 1.000 metri, le temperature fluttuano tra i versanti tirrenico e adriatico. L’area occidentale presenta un clima più continentale, mentre quella orientale risente di correnti fredde. Le vallate tendono ad essere più calde rispetto ai picchi. Negli ultimi decenni, si è registrato un leggero aumento delle temperature in tutto il parco, con Norcia che ha mostrato la variazione più significativa.
L’umidità modula l’ambiente e gli esseri viventi, oscillando tra condensazione ed evaporazione. Durante l’estate, l’umidità tende a calare, mentre in inverno raggiunge livelli massimi al mattino e minimi al pomeriggio. Dicembre è il mese più umido, mentre luglio è il meno umido.
Le abbondanti precipitazioni sono vitali per corsi d’acqua e vegetazione. Le zone vicino all’Adriatico ricevono pioggia più copiosa, sebbene con meno intensità giornaliera rispetto al lato tirrenico. Secondo studi, le zone vicine al Tirreno presentano una maggiore probabilità di nevicate rispetto a quelle adriatiche.
Infine, i venti modulano vari aspetti climatici, dalla temperatura all’umidità. Pur non essendo studiati in profondità, mostrano tendenze legate alla morfologia del territorio, con maggiori intensità in direzione adriatica a causa della disposizione degli Appennini. Alcuni dati storici mostrano picchi di velocità notevoli, come i 228 km/h registrati sul Monte Bove nel 1985.
Le caratteristiche dei rilievi montuosi (orografia)
La vetta più elevata delle Marche è rappresentata dal Monte Vettore, che con la sua maestosità di 2476 m sovrasta Castelluccio. Molte altre vette raggiungono altitudini superiori ai 2000 metri, e tra queste troviamo:
Il territorio del parco è definito dai fiumi Chienti e Tronto che, posizionandosi ai margini dell’area, demarcano i confini settentrionali e meridionali. Le rocce calcaree presenti facilitano l’assorbimento delle precipitazioni dall’ambiente circostante, che in caso di ingenti piogge, può portare alla formazione di sorgenti a quote inferiori. Gli affluenti presenti sono solitamente brevi e contribuiscono a trasportare sedimenti calcarei verso valle, formando così le colline.
Fiumi
Quattro principali correnti fluviali hanno origine nel parco: Aso, Tenna, Fiastrone che confluiscono nell’Adriatico, e Nera che si dirige verso il bacino tirrenico. Questi sono ulteriormente supportati da:
Fiume Aso: con l’affluente fosso della Rota,
Fiume Chienti: con il fiume Fiastrone, fosso dell’Acquasanta, ruscello Rio Bagno e ruscello Rio Sacro,
Fiume Nera: comprende il fiume Sordo, torrente Campiano, torrente Ussita, fosso di Piedivalle e fosso Rapegna,
Fiume Tenna: con il torrente Ambro, torrente Lera e torrente Cossudro,
Fiume Tronto: incluse le correnti del torrente Fluvione, fosso Camartina, fosso Morricone, fosso della Pianella e fosso Rio.
Laghi
Lago di Fiastra
Questo bacino idrico, costruito nel 1949, è stato creato per produrre energia elettrica tramite il corso del Fiastrone. Si estende su una superficie di 2 km² ed è ubicato nel Comune di Fiastra, da cui prende il nome. Vicino, si situano le caratteristiche formazioni delle Lame Rosse.
Lago di Pilato
Unico nel suo genere, il lago di Pilato, situato tra le pareti scoscese ai piedi del Monte Vettore, rappresenta uno dei rari laghi glaciali appenninici e l’unico lago naturale marchigiano. La sua dimensione e il volume d’acqua variano in base alle condizioni meteorologiche e allo scioglimento della neve che, per gran parte dell’anno, lo ricopre fino all’arrivo dell’estate. Può presentarsi come un unico specchio d’acqua o dividersi in due parti, guadagnandosi l’appellativo di “lago con gli occhiali”. Al suo interno vive una specie endemica, il chirocefalo del Marchesoni, un minuscolo crostaceo rosso di 9-12 millimetri che nuota capovolto. Secondo una leggenda locale, il nome del lago deriverebbe dalla storia di Ponzio Pilato, il cui corpo sarebbe precipitato nelle sue acque dal crinale della Cima del Redentore.
Comuni del parco nazionale dei Monti Sibillini
Provincia Macerata
Macerata
Bolognola
Castelsantangelo sul Nera
Cessapalombo
Fiastra
Pieve Torina
San Ginesio
Ussita
Valfornace
Visso
Provincia Ascoli Piceno
Ascoli Piceno
Arquata del Tronto
Montegallo
Montemonaco
Provincia Fermo
Fermo
Amandola
Montefortino
Provincia Perugia
Norcia
Preci
Come accedere al parco
Ci sono 5 ingressi per il parco:
Amandola: accessibile prevalentemente dalle Marche, conduce al lato est delle montagne e alle valli dell’Ambro e del Tenna.
Arquata del Tronto: è l’ingresso principale per il Monte Vettore per chi arriva dalla SS 4.
Norcia: offre un percorso verso i Piani di Castelluccio.
Visso: punto di accesso per la Val Nerina e il Monte Bove.
Fiastra: ideale per raggiungere la parte nord del parco.
Flora e fauna del parco
Flora
Stella alpina (Leontopodium)
Anemone alpino
Orchidee (Orchidea)
Asfodelo montano (Asphodelus macrocarpus)
Castagno (Castanea sativa)
Faggio (Fagus)
Acero bianco
Fauna
Il cervo (Cervus elaphus) ha una presenza storica nelle montagne Sibillini, risalente al periodo preistorico. Questo è dimostrato dai fossili rinvenuti nel 1978 su Monte Argentella o vicino a Muccia. Le testimonianze indicano che la caccia al cervo nella regione potrebbe risalire al Neolitico. Nel 1057, un documento pontificio descriveva l’area come abbondante di cervi. La riduzione della popolazione cervina è attribuita alle attività umane, inclusa la trasformazione del terreno in coltivazioni e la caccia intensificata dai nobili locali. Si ritiene che il cervo sia scomparso dall’area del parco nel XIX secolo. Tuttavia, un’iniziativa del 2001 ha permesso la reintroduzione di questi maestosi animali nel parco. L’importanza culturale del cervo è evidente in molte opere d’arte, tra cui affreschi e manufatti artigianali nelle chiese della regione.
Il cinghiale (Sus scrofa) è uno degli animali più comuni nel parco, causando occasionalmente problemi socio-economici nella zona. Anche se ci sono predatori naturali, il loro numero crescente ha spinto le autorità a implementare misure protettive per le coltivazioni. Secondo alcune ricerche, i cinghiali erano presenti nel parco sin dal Mesolitico e, a seguito di interventi umani, la loro popolazione è aumentata significativamente negli anni ’70 e ’80.
Gli orsi bruni marsicani (Ursus arctos marsicanus) possono essere avvistati nel parco. Tali orsi non sono originari dell’area ma provengono dal Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Studi specifici hanno esaminato le abitudini e i movimenti di questi orsi tra il 2006 e il 2010.
Mammiferi: tra cui Camoscio, Capriolo, Lupo, Gatto selvatico, e molteplici altre specie.
Pesci: diverse specie incluse Barbo, Carassio dorato, Carpa, e altre.
Rettili: varie specie come Biscia dal collare, varie specie di vipere e altri.
Uccelli: numerose specie tra cui Aquila reale, Falco pellegrino, Gheppio e altri.
Monti Sibillini: un mondo di esperienze turistiche
I Sibillini non sono solo una meravigliosa catena montuosa, ma un vero e proprio scrigno di opportunità per chi ama viaggiare. Al centro di queste esperienze si colloca l’enogastronomia delle Marche, dove il tartufo nero regna sovrano, senza dimenticare le tradizioni secolari, un mix tra la cultura pastorale, l’arte norcina, tipica dell’Umbria, e i prodotti agricoli, come la famosa lenticchia di Castelluccio. Ma non finisce qui: affettati unici, formaggi prelibati derivati dalla transumanza, antiche varietà di mele come la rosa dei Sibillini, miele, funghi e dolci tradizionali, come il Mistrà e il vino cotto, arricchiscono l’offerta.
Ma i Monti Sibillini non sono solo cibo. I borghi medievali, spesso nascosti, fanno da cornice a queste montagne, offrendo un’immersione nella storia e nella cultura. Questi, insieme alle numerose chiese, eremi e monasteri, rendono il territorio un luogo ideale per un turismo culturale e religioso. E per gli amanti dello sport? Trekking, equitazione e sport invernali sono all’ordine del giorno.
E non dimentichiamo il benessere: le terme di Acquasanta e Sarnano offrono momenti di puro relax. Famiglie con bambini troveranno spazi sicuri e divertenti, mentre il segmento MICE può essere attratto da eventi e degustazioni.
Cosa trovare all’interno del Parco
All’interno del parco, diverse strutture d’accoglienza forniscono informazioni e approfondimenti. Dal Centro del Cervo a Castelsantangelo sul Nera, al Centro Visita del Camoscio a Fiastra, gli animali locali sono i veri protagonisti. Il Museo di Amandola invece racconta la storia dell’uomo e del suo rapporto con la natura in queste zone.
Le Case del Parco e i Centri Visita, disseminati in varie località, non solo offrono servizi informativi, ma sono anche luoghi di educazione ambientale. Qui, i visitatori possono acquistare guide e mappe e programmare le loro esplorazioni.
Grande Anello dei Sibillini
Infine, per gli avventurieri, c’è il Grande Anello dei Sibillini, un itinerario di 120 km che si snoda attraverso l’intero parco. Questo percorso, adatto sia a escursionisti che a ciclisti, si divide in nove tappe, con rifugi rinnovati lungo il cammino che offrono ristoro e ospitalità. E la cosa migliore? Puoi iniziare e finire dove vuoi, seguendo l’itinerario in qualsiasi direzione.
Leggende
Ecco un parco che guarda il mondo dalla parte delle radici, direbbe il Guerrin Meschino. L’ignaro condottiero s’avventurò nei recessi della montagna alla ricerca delle proprie origini finendo prigioniero della magica dimora della Sibilla, l’illustre profetessa che raro alti secreti altrui rivela.
Un’altra leggenda racconta del lago di Pilato, nelle cui acque sarebbe celato il corpo del celebre procuratore romano. Condannato a morte da Tiberio, al suo rientro dalla Palestina avrebbe chiesto come ultima grazia che il suo cadavere fosse deposto su un carro trascinato da buoi senza guida. Partiti da Roma, gli animali sarebbero giunti sulle sponde del lago depositando nelle acque il loro macabro carico.
Luoghi fatati e fatali, frequentati da maghi o negromanti (ai quali a un certo punto si giunse perfino a vietarne l’accesso), montagne spoglie battute dal vento con oltre cinquanta vette che superano i duemila metri, pareti di roccia, morene, doline e vastissimi pendii, rivestiti in primavera dello splendore della flora appenninica capace di attirare centinaia di specie di farfalle.
La più curiosa folleggia sulla montagna più alta, il Vettore, a quasi 2500 metri d’altezza: forse non a caso si fa chiamare “Erebia pluto belzebub”. L’antro della Sibilla. Sibillini, in quanto regno della Sibilla Alcyna. Qui si trovava il magico luogo delle delizie. Chi vi arrivava, dopo aver superato indicibili prove, poteva al massimo dimorarvi un anno, dopodiché era eternamente dannato. Si narra pure che la Sibilla e le sue ancelle per tre giorni alla settimana si trasformassero in serpi per poi riprendere nuovamente le loro ammalianti fattezze.
II fantastico Guerin Meschino, il prode Antoine De la Sale, diversi umanisti e lo stesso Wagner visitarono il luogo e furono ispirati dalla celebre leggenda. Nel 1953 una spedizione dell’Accademia Reale Belga vi rinvenne tracce di antiche presenze. Sui prati intorno alla grotta della Sibilla fiorisce un fiore dall’aspetto magico, la rarissima genziana dinarica, dai grandi petali blu.
Curiosità
Dalla notte dei tempi. L’unico lago naturale dei Monti Sibillini, il lago di Pilato , è famoso per un minuscolo quanto esclusivo abitante. Un crostaceo fillopode privo di guscio lungo una decina di millimetri che è stato battezzato chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii).
I fillopodi sono animati antichissimi e, anche se questo è stato scoperto dagli studiosi solo nel 1953, è lecito pensare che da milioni di anni abitino il minuscolo lago glaciale, sopravvissuto a catastrofi e mutamenti ambientati che la nostra mente fatica anche solo a immaginare. Occhio alle spine.
Probabilmente furono i Romani a importarlo dall’Africa, per le sue carni considerate prelibate. Fatto sta che l’istrice (Hystrix cristata) nel nostro paese si ambientò benissimo, tanto che oggi l’Italia è l’unico sito europeo dove vive questo grosso roditore, caratterizzato dai lunghi e acuminati aculei.
Proprio gli aculei, che si staccano facilmente, sono il più sicuro indizio della sua presenza, dato che conduce una vita strettamente notturna. Un tempo perseguitato, l’istrice è di nuovo abbondante nelle aree protette dell’Italia centro-meridionale.
Cartina del Parco Nazionale dei Monti Sibillini:
Qui potrete trovare le cartine aggiornate dei sentieri e dei percorsi per mountain bike.
Lo scorso 4 agosto ha segnato un importante ritorno: la funivia Lana – Monte San Vigilio ha ripreso servizio. Dopo una pausa di 9 mesi dovuta a essenziali lavori di manutenzione, l’impianto si presenta ora rinnovato e modernizzato, pronto a portare di nuovo i visitatori sull’iconico Monte San Vigilio. Lana non è solo una funivia qualsiasi: si vanta di essere la seconda funivia più antica del continente europeo, un capolavoro inizialmente progettato dall’ingegnere Luis Zuegg nel 1912.
Novità e miglioramenti per un’esperienza ottimale
I turisti che decidono di vivere l’esperienza della funivia potranno notare una serie di aggiornamenti. Le cabine, ora completamente rinnovate e accessibili senza barriere architettoniche, sono capaci di trasportare fino a 40 passeggeri. Questo viaggio, che inizia dai 320 metri di quota del fondovalle e raggiunge i 1480 metri, è ora più veloce: soli 6 minuti, ben due minuti in meno rispetto al passato, grazie a una velocità incrementata a 10 m/s.
Nonostante la modernizzazione, l’essenza storica della funivia è stata preservata: l’esterno della stazione di valle rimane invariato, mentre l’interno ha ricevuto un look più contemporaneo. La stazione a monte si è arricchita di una terrazza panoramica e di una confortevole sala d’attesa. Questa iconica funivia rende il Monte San Vigilio accessibile in tutte le stagioni. Una volta arrivati, i visitatori possono godere di passeggiate panoramiche, prendere una seggiovia che raggiunge i 1800 metri e, durante l’inverno, scivolare sulle piste di un pittoresco comprensorio sciistico.
A Ovindoli Monte Magnola è iniziato un nuovo capitolo per gli amanti degli sport invernali: è stato infatti dato il via ai lavori di costruzione del primo lotto di nuovi impianti di risalita. Con l’obiettivo di completare i lavori entro la fine dell’anno in corso, questo è solo l’inizio di un progetto più ampio che vedrà la realizzazione di ben tre lotti complessivi entro il 2025.
Il taglio del nastro, avvenuto ieri mattina, ha segnato l’ufficialità dell’avvio delle opere, destinate a rinnovare e ampliare la stazione sciistica. Una volta terminati tutti gli interventi, saranno sette le nuove piste a disposizione degli appassionati.
La notizia ha suscitato particolare entusiasmo nella classe politica locale. Il Senatore Quintino Liris, esponente di Fratelli d’Italia, ha sottolineato l’importanza storica di quest’operazione. Per Liris, l’ampliamento degli impianti sciistici della Monte Magnola Impianti non rappresenta solo un vantaggio per il Comune di Ovindoli, ma avrà un impatto positivo su tutto l’altopiano delle Rocche.
La foto mostra il momento simbolico del taglio del nastro, l’inizio ufficiale dei lavori che, per quanto riguarda questo primo lotto, sono destinati a concludersi entro la fine del 2023.
Di seguito il post pubblicato sulla pagina Facebook del senatore Quintino Liris:
Ovindoli: parte il cantiere per nuovi impianti di risalita e piste da sci
Una giornata storica per Ovindoli e per l’Abruzzo, al via i lavori per la realizzazione di tre impianti di risalita, seggiovie quadriposto, e sette piste da sci che offriranno nuovi servizi agli appassionati di sci e della montagna.
Un traguardo di straordinaria importanza non solo per il Comune di Ovindoli ma per tutto il comprensorio, un ampliamento dell’offerta dei servizi che porterà un importante incremento di presenze in Abruzzo.
La Regione Abruzzo, il presidente Marco Marsilio, noi tutti, abbiamo fortemente sostenuto il progetto e combattuto al fianco del sindaco di Ovindoli Angelo Ciminelli, ricorrendo al Consiglio di Stato per ottenere l’annullamento della precedente sentenza del TAR, emessa a seguito di ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste che aveva bloccato il progetto.
Sviluppo sostenibile e tutela dell’ambiente, al primo posto nell’azione del governo nazionale e dell’Abruzzo.
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