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E’ arrivata a Cagnano di Acquasanta la task force della Shell impegnata nelle ricerche

Petrolio, sotto la lente le rocce dei Sibillini

ACQUASANTA – Sono a Cagnano di Acquasanta da domenica sera e soggiornano presso l’hotel “Tre Lanterne”, gli oltre venti ricercatori della Shell arrivati in terra picena per studiare il particolare tipo di rocce tufacee dei Monti della Laga, onde scoprire analogie con quelle che nei fondali marini custodiscono giacimenti di petrolio.

Della comitiva, che si intratterrà sui nostri monti sino a tutta la giornata di oggi per poi puntare sul versante teramano, dalle parti di Montorio al Vomano, S. Martino, Prati di Tivo, fanno parte oltre ad un nutrito gruppo di ricercatori norvegesi, anche alcuni ricercatori inglesi ed americani, accompagnati da geologi e fisici dell’università romana de “La Sapienza”, che vanta ben dieci anni di studio approfondito in loco.

“Il nostro lavoro – ci ha spiegato il fisico ascolano Federico Falcini – consiste nello studiare a fondo la conformazione rocciosa, quale ‘contenitore’ in grado di ospitare al suo interno, in altre diverse condizioni, del petrolio”.

“Abbiamo portato a conoscenza dei ricercatori della Shell i nostri studi – ha aggiunto l’esperto – svolti in precedenza sul territorio, ed abbiamo scattato diverse foto al territorio stesso che abbiamo visitato, partendo dalla valle del Fluvione per risalire verso il comprensorio del Monte Cerasa: Scalelle, Rocchetta, Tallacano, Capo di Rigo, sino a Montemonaco. In tutte le località toccate dal nostro itinerario abbiamo provveduto a sostanziare il nostro lavoro soffermandoci sulla conformazione del terreno roccioso per capire quali analogie ci sono tra le rocce dei Monti della Laga e quelle che nei fondali marini contengono vasti giacimenti petroliferi”.

La multinazionale della Shell è ovviamente molto interessata alla ricerca, tanto che ha inviato una equipe di ricercatori di alto livello, dopo che in precedenza si era interessata allo studio condotto dall’ateneo romano.

Gran merito di ciò si deve al dottor Falcini, il quale ha iniziato ad interessarsi di queste rocce diversi anni addietro, complici le sue vacanze estive in quel di Montegallo.

Lo stesso Falcini fa ora parte del gruppo internazionale di studio e di ricerca.

Molto probabilmente non si troverà nulla dal punto di vista materiale di eventuali riserve di greggio sui nostri monti, sicuramente però la ricerca sarà di rilevante importanza per capire come ed in quali condizioni, diverse migliaia di anni or sono, si sono formati i giacimenti di quello che oggi è considerato l’ “oro nero”.

“La Shell – afferma ancora il dottor Falcini – ritiene, a ragione, molto più facile oltre che conveniente dal punto di vista economico fare ricerche su rocce in superficie piuttosto che estrarle dai fondali degli oceani. Questo il motivo della sua presenza sui Monti della Laga”.

“Noi riteniamo che petrolio non ce ne debba essere in loco, ma non abbiamo ovviamente alcuna certezza di ciò”.

“ La supposizione – ha poi concluso lo studioso dell’università La Sapienza di Roma – è dettata solo dall’esperienza maturata in altre simili occasioni di studio e di ricerca”. Ora si attendono i risultati della ricerca.

Fonte: Corriere Adriatico

Domenica l’escursione rinviata per il maltempo

Il Cai torna in Umbria

ASCOLI – E’ stata rinviata a domenica, causa maltempo, l’escursione organizzata dal Cai di Ascoli da Ferentillo al Monte Sant’Angelo. Di conseguenza l’ultima escursione, nella zona di Amatrice, prevista per domenica 24 settembre, slitta al 1 ottobre. Si tratta di passeggiate che si svolgono in ambienti in cui le qualità paesaggistiche si fondono con la ricchezza culturale, manifestata dalla presenza di antichi manufatti che testimoniano la storia e l'arte dei diversi luoghi. Info: mercoledì e venerdì presso la sede del Cai, in via Cellini 10, dalle ore 19 alle 20 (0736/45158), oppure sul sito www.caiascoli.it.

Fonte: Corriere Adriatico

Funivia del Catria, la gestione a un consorzio pubblico-privato

FRONTONE – Il 2006 sarà veramente l’anno del Catria. Proprio come aveva anticipato il sindaco Gianpiero Volpi. Con la sua nuova funivia, la sua pista da sci e una sciovia lunga 120 posti, la montagna più alta della provincia bella dovrebbe movimentare il turismo nell’entroterra pesarese e non solo. Un’operazione delicata avviata dal Comune di Frontone nel 2003 e che coinvolge i comuni di Serra Sant’Abbondio, Cagli, Cantiano, le due Comunità Montane, la Provincia di Pesaro, la Regione, i privati dell’Azienda Speciale del Catria e gli imprenditori raggruppati nella Sita srl, società controllata dalle Cave del Metauro. “Tutto prosegue bene – commenta il sindaco Volpi – con il cuore ci piacerebbe aprire l’impianto al pubblico in autunno ma sappiamo che è meglio aspettare il completamento di tutto il progetto. Abbiamo già quasi risolto il problema della gestione. Sarà un consorzio pubblico-privato dove la Provincia di Pesaro Urbino sarà impegnata di prima persona. L’unico nodo ancora da sciogliere è se la Regione trasferirà la proprietà o preferirà dare la funivia in concessione. L’esperienza negativa della precedente funivia – prosegue Volpi – ci ha anche imposto di abbassare i costi di gestione prendendo accorgimenti nella progettazione dell’impianto. Come ad esempio mettere a valle un motore d’avviamento per eliminare la presenza di uomini in vetta la notte, prevedere un sistema di video sorveglianza del percorso, telecamere in circuito chiuso e la zincatura di tutte le parti in acciaio. Anche nella gestione abbiamo preso seri accorgimento coinvolgendo tutti e soprattutto chi trarrà più vantaggi dalla presenza della funivia.” Tradotto al livello operativo significa che nel Consorzio non ci sarà solo il pubblico ma anche gli uomini e l’esperienza dell’Azienda Speciale del Catria che raggruppa i proprietari dei diritti di superficie e la Sita srl, la società che gestirà il ristorante e la pista da sci. La vera spalla finanziaria del Consorzio nel caso in cui il bacino d’utenza, stimato nel business plan a circa un milione di persone in un raggio di 50/100 km, non fosse così esteso.
 
Fonte Corriere Adriatico

DISABILI: SUGLI SCI IL PARAPLEGICO PUO’ STARE IN PIEDI

LO CONSENTE IL 'VERTISKI' PRESENTATO OGGI AD AOSTA
 
AOSTA, 16 SET – Lo sci può fare miracoli, anche consentendo a un paraplegico di stare in piedi. Questo è possibile grazie al 'vertiski'', uno speciale ausilio che permette ai disabili di affrontare una discesa sugli sci in posizione eretta, ideato in Francia e presentato oggi, per la prima volta in Italia, ad Aosta.
 
Uno dei tre prototipi esistenti al mondo, che consiste in una particolare stampella ultraleggera collegata a due sci, è stato esposto oggi nel corso nella Festa del volontariato della Valle d'Aosta nello stand dell'associazione francese "Antenne Handicap": una vera e propria scuola di sci per disabili, attiva dal 1995 nella stazione alpina di La Plagne, in alta Savoia. Il 'Vertiski', che è stato testato per la prima volta lo scorso inverno sulle nevi francesi, verrà sperimentato nella prossima stagione invernale anche a Courmayeur da alcuni disabili valdostani dell'associazione "Ecole du sport".
 
"Questo attrezzo – ha spiegato Marc Gostoli, inventore del vertiski e fondatore di Antenne Handicap – consente a tutti di praticare lo sci in posizione eretta ed è in grado di dare una grande soddisfazione sciistica anche a coloro che non hanno più l'uso delle gambe". Ma i vantaggi non si limitano al piacere sportivo, riguardano anche lo stato fisico del disabile: "la posizione verticale – ha aggiunto Gostoli – favorisce nel paraplegico la circolazione sanguigna negli arti inferiori, il riposizionamento degli organi interni e della colonna vertebrale".
 
Con la creazione del vertiski si realizza per Gostoli il sogno di una carriera di maestro di sci e di inventore, interamente dedicata alla disabilità, che ha al suo attivo la creazione nel suo atelier di La Plagne di numerosi ausili per disabili: "rimettere in piedi un paraplegico e consentirgli di sciare – ha commentato – significa concretizzare ciò per cui ho lavorato da anni, cioé rendere accessibile al cento per cento ai disabili lo sport di montagna".
 
Fonte ANSA

Sul futuro di Sarnano An vuole coinvolgere i cittadini

SARNANO – Le terme, i lavori in montagna e il futuro di Sarnano necessitano di un confronto. A chiedere una pubblica assemblea popolare, ordinata e aperta all’apporto dei singoli cittadini e partiti, in nome di una sana partecipazione democratica, è il Circolo Territoriale “Giorgio Almirante” di Alleanza Nazionale mosso dalla consapevolezza che sulla gestione dell’amministrazione comunale e sulla realizzazione di alcune opere, si è innescato un dibattito cittadino e politico di non poco conto. “La politica locale di un piccolo centro, per i problemi più importanti – affermano il Presidente e il Vice Presidente del Circolo Territoriale di An, rispettivamente Remo Grassetti e Egidio Papi – va vista e vissuta ascoltando direttamente la volontà popolare per poi passare alle delibere comunali. E’ opportuno ricordare che la cittadinanza sarnanese ha sempre partecipato in prima persona ai problemi che l’hanno coinvolta direttamente: ricordiamo l’interesse suscitato dallo storico referendum indetto a suo tempo dal sindaco Piergentili che proponeva il cambiamento del nome di Sarnano in quello di Sarnano Terme . E’ ovvio che al sindaco e alla giunta comunale, della quale fanno parte direttamente esponenti di Alleanza Nazionale, spetterebbe il compito di stabilire i tempi e le modalità dell’assemblea. Il silenzio sulla problematica delle terme e sui problemi legati alla montagna – concludono – non sarebbe il migliore modo per affrontarli democraticamente e con la diretta partecipazione dei sarnanesi”. Insomma, è giusto che anche i cittadini possano dire la loro.

p.v.

dal Corriere Adriatico

Oro nero, arrivano gli studiosi della Shell

Il lavoro sarà preceduto da un incontro insieme a geologi e fisici. Tra questi l’ascolano Falcini

ROCCAFLUVIONE – I paesi dell’entroterra ascolano che hanno come riferimento i monti della Laga, come quelli maremmani sulle colline del monte Amiata. Analogie di ricerca, aventi come fattore unificante le rocce. Così mentre sulle colline grossetane la canadese “Adroit Resource” sta cercando un metallo prezioso come l’oro, sulle montagne dell’Ascolano la multinazionale anglo-olandese Shell dirotta una quindicina di suoi ricercatori norvegesi alla ricerca di petrolio, l’ “oro nero” per antonomasia.

L’arrivo in loco è previsto infatti per domenica prossima, mentre oggi sono attesi a Roma, dove presso il Dipartimento di Scienza della Terra dell’università La Sapienza, si terrà un “breafing” insieme a geologi e fisici dell’ateneo romano, per fare il punto della situazione e pianificare il programma di ricerca già in larga misura impostato.

Come i lettori ricorderanno, il Corriere settimane addietro rivelò l’interessamento della multinazionale petrolifera verso le colline e le montagne ascolane, custodi di una tipologia di rocce che potrebbero rivelare l’esistenza di petrolio.

Allora come oggi, gli scienziati frenano ed invitano caldamente a rimanere con i piedi per terra, perché iniziare una ricerca non vuol certo dire aver già trovato l’oggetto del desiderio, soprattutto poi come in questo caso, dove mai in passato si sono trovati giacimenti petroliferi in simili situazioni. Ma l’interessamento di una multinazionale come la Shell, è ovvio che generi nell’opinione pubblica dubbi ed aspettative di rilievo, che solo studi approfonditi che stanno per iniziare potranno fugare o confermare.

“Siamo interessati a studiare il ‘contenitore’ – ci aveva confidato lo scorso mese di agosto il dottor Federico Falcini, fisico dell’università La Sapienza -, ovverosia il tipo di roccia, che è identico a quelli in cui il petrolio c’è, trovato però in fondali marini ed a certe profondità, ma mai riscontrato sinora in ambienti simili. Posso dire solo che l’interessamento della Shell, al momento è quello di studiare attentamente questo particolare tipo di sedimentazione rocciosa, insita in una sorta di bacino petrolifero che nelle nostre condizioni non si è mai sviluppato”.

Queste rocce, secondo lo studio di ricerca, altro non sono che sabbie stratificatesi nel corso dei millenni con il passaggio da ambienti fluviali ad ambienti marini. Il team di studiosi norvegesi si attesterà quindi per alcuni giorni a Roccafluvione, base scelta per le proprie ricerche e per lo studio sulle rocce nostrane, per poi trasferirsi a Montorio al Vomano.

“Il nostro studio – conferma il fisico romano che collabora con l’equipe di geologi della più grande università di Roma – si focalizzerà sui vari strati di roccia arenaria (ed il loro legame con processi fluidodinamici) presente in maniera massiccia lungo la valle del Fluvione e che è in stretta relazione con quella presente sui Monti della Laga, in quanto questo tipo di roccia, vecchia di circa 20 milioni di anni, è la stessa trovata in diversi fondali marini a far da contenitore ad estesi giacimenti di petrolio”.

Tra vent’anni niente sci sotto i duemila

Farà troppo caldo per la neve artificiale
 
 
di Gianpaolo Charrère
 

AOSTA. Tra il 2030 e il 2050 soltanto le località oltre 1600 o, più probabilmente, 2000 metri avranno abbastanza neve per lo sci. E il riscaldamento del pianeta renderà inutili e troppo costosi i cannoni per la produzione artificiale. Uno studio sui cambiamenti climatici in Valle d’Aosta lo ha messo nero su bianco: è inutile pensare allo sfruttamento delle zone di alta montagna «restando fedeli a tutti i costi – si legge – a un turismo invernale di tipo tradizionale». Meglio puntare sulla riconversione verso attività alternative, come l’escursionismo, l’equitazione, la cultura e l’agriturismo.
Lo studio è un giro d’orizzonte sulle conseguenze in montagna della «febbre del pianeta» voluto dalla Regione e dalla Società Meteorologica Subalpina, con il coordinamento di Luca Mercalli, uno dei volti televisi (e non) più noti tra gli studiosi che cercano di spiegare al grande pubblico il mondo che cambia. «Gli impianti che ci sono possono essere utilizzati, sarebbe assurdo fare il contrario – dice Mercalli – anche qualche cannone in più può non essere un problema. Però stiamo attenti quando si tratta di fare grandi scelte e notevoli investimenti su nuovi comprensori».

I cannoni, spese a parte (da 3 a 5 euro per metro cubo), non potranno essere la panacea di tutti i mali, anche perché ci vogliono almeno quattro gradi sottozero e condizioni ideali di umidità per poter sparare questa particolare materia prima. «Mi chiede se lo sci nelle Alpi è a rischio? – dice Mercalli – Rispondo che non mi piacciono le previsioni catastrofiche. Più che altro questo sport, che mi piace moltissimo, dovrà cambiare». Mercalli esclude che l’effetto serra possa trasformarsi nella tomba delle discese lungo pendii innevati. «Una volta gli impianti di risalita erano un’attività blindata – dice – ora non è più così. Dovremo però scordarci le stagioni che cominciano a novembre e finiscono senza interruzioni il 25 aprile. La situazione potrà diventare simile all’Appennino, dove può cadere un metro di neve, magari seguito in pochi giorni da un brusco innalzamento delle temperature».

In Valle i chilometri di pista da discesa sono 850, un terzo serviti da cannoni da neve. Sfruttano acqua e aria in pressione, consumando energia elettrica, con costi difficili da sostenere. Per il futuro non bisogna perdere tempo, ma pensare già oggi a valorizzare la montagna anche in estate. «Dobbiamo evitare – dice ancora Mercalli – di pensare che si tratta di un periodo meno appetibile rispetto all’inverno». Secondo Mercalli, il cambio di mentalità dovrà riguardare anche il singolo individuo che va in montagna per sciare.

«Bisognerà imparare a cogliere l’attimo, come avveniva fino agli Anni 60 – spiega – oggi ci sono troppe persone che fanno su e giù sulle piste senza nemmeno rendersi conto di quello che hanno intorno, solo per mostrare sci e scarponi ultimo modello». Ancora Mercalli: «Tra l’altro la montagna ha grandi potenzialità anche se c’è poca neve. Però dobbiamo pensarci ora. E’ come un’assicurazione, nessuno si augura di avere un incidente, ma la paghiamo ugualmente. Bisogna farsi venire idee nuove, spremersi le meningi».

La ricerca contiene anche una sezione dedicata al dibattito sull’effetto serra, sul pensiero di scettici e «negazionisti», che pensano alla «febbre del pianeta» come a un abbaglio. «Per rispondere basta vedere la bibliografia della nostra ricerca. – dice Mercalli – Certo ci sarà sempre qualcuno che può dire il contrario, come chi afferma che il fumo non fa male e aspira tranquillo dalla sigaretta. E’ vero che nessuno ha la matematica certezza che il clima sta cambiando, ma solo perché la scienza procede in questo modo, non è possibile esaminare un pianeta come in un esperimento di laboratorio».

I cannoni
COME FUNZIONANO
I cannoni spruzzano in un grosso quantitativo di aria piccole gocce d'acqua. La gran parte delle goccioline si raffredda e gela formando dei cristalli di ghiaccio e delle goccioline congelate che cadono come neve artificiale sul terreno

MENO 3
Questo processo è possibile solo con temperature al di sotto dei -3°C, in situazioni di umidità relativa al di sotto del 80% e con l'utilizzo di acqua al di sotto dei 2°C.

I CONSUMI
Il consumo energetico per metro quadrato di pista varia tra i 0.2 e i 2.8 kWh, ovvero dai 2000 ai 27000 kWh per ettaro (in media 13000 kWh).

 
Fonte: La Stampa 

La riviera e lo sci: un connubio vincente

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Questo è il decimo anno di collaborazione tra la FISI, Federazione Italiana Sport Invernali, e la città. Ieri sera un incontro in Comune ha celebrato l'evento.

di Marco Braccetti

Per il decimo anno consecutivo si rinnova il connubio tra San Benedetto e la FISI (Federazione Italiana Sport Invernali). Anche quest’anno, dunque, le atlete della nazionale sci prepareranno la lunga e faticosa stagione sciistica all’ombra delle palme,servendosi delle numerose attrezzature ed impianti sportivi che il nostro territorio offre.

Per celebrare la ricorrenza ieri sera si è tenuto un incontro in Sala Consiliare, durante il quale il Sindaco Giovanni Gaspari e l’Assessore Provinciale allo Sport Nino Capriotti, hanno incontrato i responsabili della FISI e del CONI, ma soprattutto le ragazze della “valanga rosa”: Elena e Nadia Fanchini, Camilla Borsotti, Chiara Costazza e Manuela Moeller.
A dare lustro all’incontro la presenza di un grande campione dello sci come Gustav Thoeni, ora supervisore della squadra femminile, il cui palmares è davvero stellare: vincitore di un oro alle Olimpiadi del 1972, altre quattro medaglie del metallo più prezioso ai campionati del mondo, quattro coppe del mondo assolute, tre coppe di slalom gigante, due di slalom speciale, ventiquattro vittorie in coppa del mondo.

“ Bentornati!- esordisce Gaspari- Siamo davvero soddisfatti ed orgogliosi di questo sodalizio tra la città e la Federazione e vogliamo continuare su questa strada. San Benedetto non vive solo di calcio, per questo la promozione turistica del nostro territorio deve avvenire anche con sport diversi da quello del football”. Fa eco al sindaco l’Assessore Capriotti, il quale vede nello sport un ottima attrattiva per i turisti: “Quest’anno sono state molteplici le iniziative sportive sponsorizzate dalla Provincia che hanno portato nel territorio molte persone.”

L’accordo con la FISI viene da lontano, fu l’ex Sindaco Paolo Perazzoli, presente ieri in sala, ad organizzare per la prima volta partnership che ogni anno è andata sempre più fortificandosi, grazie anche ai tanti apprezzamenti che atleti e tecnici hanno profuso verso la città, parola di Gustav Thoeni: “Spero che la collaborazione possa andare avanti, lo staff della nazionale si è travato sempre bene. Una bella ospitalità, molto gradita da tutti. Mi auguro che San Benedetto porti fortuna alla squadra per i Mondiali di quest’anno in Svezia”.

Il consigliere della FISI Angelo Sormani elogia San Benedetto: “Ho notato nella gente una cultura ed una passione sportiva eccellente, con una competenza ed una predisposizione allo sci insolita per una città di mare. La preparazione che le nostre atlete praticano nella riviera delle palme è una tappa importante, un tassello dei successi che le ragazze conseguono sulle piste”. Ed infine tanti doni per le ragazze e per lo staff tecnico e dirigenziale della Federazione,
a ricordo della bella serata.

giovedì 14 settembre 2006, ore 01:15

Fonte: ilquotidiano.it 

Festa dello sci con Gustav Thoni

Mercoledì 13 settembre il sindaco Gaspari e l’assessore allo Sport Fanini riceveranno il responsabile di tutte le nazionali di sci Flavio Roda, un altro rappresentante della Federazione e l’ex campione olimpionico.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La città di San Benedetto celebra il decennale rapporto con la Federazione Italiana Sport Invernali (Fisi) mercoledì 13 settembre alle 18 in sala consiliare, in una iniziativa dal titolo Dalla Riviera delle Palme al circo bianco, 10 anni di collaborazione.

Il connubio tra la città e la Federazione ha fatto sì che in questi anni la nazionale italiana femminile di sci abbia effettuato la preparazione estiva in città, specie alla pista di atletica e al palazzetto dello sport.

Il sindaco Giovanni Gaspari e l’assessore allo Sport Eldo Fanini riceveranno dunque il responsabile di tutte le nazionali di sci Flavio Roda, un altro rappresentante della Federazione e il supervisore Gustav Thöni (campione olimpionico di slalom gigante nel 1972, vincitore di quattro ori ai campionati del mondo, quattro coppe del mondo assolute, tre coppe di slalom gigante, due di slalom speciale, 24 vittorie in coppa del mondo).

Ci sarà inoltre la nazionale femminile al completo, a partire dalle sorelle Elena e Nadia Fanchini, Camilla Borsotti, Chiara Costazza, Manuela Moelgg. Seguirà una cena all’Hotel Sporting, durante la quale verrà festeggiato Luigi Pieroni, il decano dei comitati regionali Fisi, per quarant’anni alla guida del raggruppamento umbro-marchigiano, sostituito nel 2006 da Filippo Cherri. A festeggiare Pieroni, oltre ai già citati, molti presidenti di comitati del centro-sud.

A Roda, Thöni, Pieroni e al rappresentante della Federazione verranno donate alcune litografie, alla squadra femminile andranno altri omaggi.

Fonte: www.sambenedettoggi.it

Un impianto da 2400 sciatori l’ora

Sono arrivati ieri mattina gli ultimi componenti per la conclusione dei lavori

USSITA – Adesso non manca più niente, a parte la neve, ovviamente. E’ giunta nella prima mattinata di ieri, ad Ussita, la stazione di arrivo della nuova seggiovia Pian dell’Arco – Belvedere.

Quattro mastodontici Tir hanno trasportato sulle piste di Frontignano di Ussita i pezzi mancanti per la costruzione del nuovissimo impianto.

Scortati lungo tutto il tragitto effettuato nella zona interna della nostra provincia, i camion hanno raggiunto il basamento in cemento costruito nei giorni scorsi proprio per alloggiare la nuova struttura. Si tratta del pezzo (se così si può chiamare, viste le dimensioni) più importante dell’intero impianto, il cuore della seggiovia.

Ad Ussita, molti cittadini non hanno voluto mancare all’appuntamento con il singolare avvenimento che, di fatto, sancisce il definitivo rilancio della stazione sciistica di Frontignano.

La seggiovia Pian dell’Arco – Belvedere, infatti, presenta soluzioni tecniche d’avanguardia e permetterà di ampliare marcatamente la già notevole disponibilità di piste da sci. Il tutto con tempi di percorrenza decisamente ridotti, come ha spiegato anche il sindaco di Ussita, Sergio Morosi: “Grazie alle seggiole quadriposto si potranno trasportare 2400 persone ogni ora. Si tratta di un impianto di nuovissima generazione che garantisce la massima efficienza e la massima affidabilità”.

Il nuovissimo impianto sostituirà le tre vecchie sciovie Pian dell’Arco 1, Pian dell’Arco 2 e Starna, ormai giunte alle battute finali della loro vita tecnica.

Il percorso della quadriposto si snoderà per quasi un chilometro di lunghezza, offrendo agli operatori della zona la possibilità di incrementare il numero di piste della stazione sciistica. La stazione di partenza ed undici dei dodici piloni totali sono già stati montati e, ora, si sta procedendo alla sistemazione della stazione di arrivo.

L’intera opera sarà terminata, almeno stando alle promesse, per l’inizio della stagione invernale. A giudicare dall’interesse con cui molti appassionati stanno seguendo la messa in opera della nuova quadriposto di Frontignano, quella che sta per arrivare sarà, dunque, una stagione da record.

L’obiettivo del sindaco di Ussita, Sergio Morosi, è quello di rilanciare definitivamente il territorio, mettendo a disposizione nuove strutture ai tanti appassionati di sport invernali.

Da un paio d’anni, infatti, complici anche le abbondanti nevicate, la stazione sciistica di Frontignano è tornata a far registrare presenze numericamente importanti e, ora, ci si aspetta il boom. Il tutto senza dimenticare che non c’è solo il turismo invernale, come dimostrano i dati fatti registrare nell’estate che si va per concludere. D’altra parte, l’investimento affrontato è di quelli a sei zeri: 2.600.000 euro.

“La Regione ha concesso un contributo di 1.730.000 euro ed un anticipo sulle spese di progettazione per euro 198.000. Il resto viene dalle tasche del Comune di Ussita, che ha contratto un mutuo per la copertura della differenza. Trovati i fondi ci si è subito messi al lavoro e la gran parte dell’opera è già stata completata. Nel giro di pochi mesi, dunque, le seggiole quadriposto inizieranno a “solcare” il cielo di Frontignano.

Quel cielo a cui tutti, già da adesso, stanno chiedendo di lasciar cadere neve in abbondanza per l’inizio della prossima stagione sciistica, così da ripagare gli sforzi e riportare i Sibillini sui livelli di un tempo.

dal Corriere Adriatico 08/09/2006

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