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Madonna di Campiglio salgono con l’auto sulla pista da sci per vedere il lago Montagnoli di notte e rimangono intrappolati

Madonna di Campiglio è una delle località sciistiche più amate e suggestive del Trentino, ma nelle scorse ore si è resa protagonista di un episodio davvero insolito. Alcuni turisti italiani, spinti dal desiderio di vedere il lago Montagnoli di notte, hanno deciso imprudentemente di risalire la pista da sci “Pozza Vecia” a bordo della loro automobile, rimanendo inevitabilmente bloccati nella neve.

L’episodio sulla pista Pozza Vecia: cos’è successo esattamente

Intorno alle 01:45 della notte scorsa, il corpo dei Vigili del Fuoco volontari di Madonna di Campiglio è stato allertato per soccorrere alcuni turisti italiani rimasti bloccati con il proprio fuoristrada 4×4 sulla pista da sci blu Pozza Vecia, nel comprensorio sciistico locale.

I turisti erano partiti dal piazzale della cabinovia Grosté, tentando di risalire la pista in direzione del lago Montagnoli per ammirare il panorama notturno. Purtroppo, la decisione imprudente ha portato il veicolo a rimanere impantanato nella neve fresca, impedendo ogni movimento e costringendo i passeggeri a chiedere aiuto immediatamente.

L’intervento dei Vigili del Fuoco volontari di Madonna di Campiglio

Ricevuta la chiamata, i Vigili del Fuoco volontari sono intervenuti tempestivamente. L’operazione si è rivelata particolarmente complessa a causa della posizione insolita del veicolo e delle condizioni difficili della neve sulla pista.

L’area, infatti, è normalmente riservata esclusivamente agli sciatori e non è facilmente accessibile con mezzi ordinari. I soccorritori, dotati di attrezzature specifiche per affrontare situazioni di emergenza su neve, hanno lavorato per circa un’ora e mezza prima di riuscire a riportare l’auto in sicurezza, senza arrecare danni alla pista.

Fortunatamente, l’episodio si è concluso senza ulteriori conseguenze per i turisti, che sono stati riportati a valle sani e salvi insieme al loro veicolo.

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Roccaraso, impianti aperti fino al 30 marzo e boom di prenotazioni per Pasqua

Anche quest’anno, la stagione sciistica di Roccaraso volge al termine con ottimi risultati. Gli impianti rimarranno aperti fino al 30 marzo, mentre le strutture ricettive dell’Alto Sangro registrano già un significativo incremento delle prenotazioni per le festività di Pasqua.

Roccaraso: una stagione positiva, +30% di presenze turistiche

La stagione sciistica in corso è stata contrassegnata da numeri incoraggianti, come sottolineato da Valentino Valentini, presidente dell’Associazione Albergatori dell’Alto Sangro:

“Abbiamo avuto due mesi ottimi per quanto riguarda le presenze negli alberghi. Mi riferisco a dicembre e gennaio. Poi abbiamo notato una lieve flessione nella coda della stagione, ma facendo due conti abbiamo comunque registrato una ripresa complessiva del 30 per cento rispetto alla passata stagione”.

Questi dati confermano una decisa ripartenza del turismo montano nella zona, con un significativo ritorno di interesse dopo le stagioni precedenti segnate dalle restrizioni.

Gli effetti dei social e l’influenza dei Tiktoker

La località sciistica di Roccaraso ha recentemente guadagnato notorietà nazionale grazie alla visibilità generata dai social, in particolare dall’influencer Rita Di Crescenzo. Questo fenomeno social ha portato a un incremento importante di visitatori giornalieri, soprattutto dal vicino territorio campano. Tuttavia, Valentini precisa che l’effetto influencer ha influito “solo in parte” sui risultati positivi complessivi della stagione.

“L’effetto Tiktoker legato all’invasione del turismo campano c’è stato, ma ha inciso soltanto parzialmente sulle presenze complessive”, sottolinea Valentini.

Pasqua alta e prenotazioni alberghiere in crescita

Il 2025 è contraddistinto da una “Pasqua alta” che quest’anno cade nella seconda metà di aprile. Questa particolare coincidenza rende complicato mantenere aperti gli impianti oltre il 30 marzo:

“Quest’anno abbiamo a che fare con una Pasqua alta. Difficilmente si riuscirà a prolungare la stagione fino al 20 aprile. Gli impianti resteranno sicuramente aperti fino al 30 marzo”, chiarisce Valentini.

Nonostante la chiusura prevista degli impianti, le strutture ricettive sono già al lavoro per accogliere turisti e appassionati anche durante le festività pasquali:

“Qualche prenotazione è arrivata anche per Pasqua e noi siamo pronti per garantire ai turisti una degna accoglienza. Ora ci concentreremo soprattutto sugli ultimi due weekend di marzo, sfruttando anche il risveglio invernale degli ultimi giorni”, conclude il presidente degli albergatori.

Roccaraso: opportunità per gli sciatori e le famiglie

Le condizioni climatiche favorevoli delle ultime settimane stanno favorendo ulteriormente le prenotazioni degli ultimi weekend di marzo. Turisti, famiglie e appassionati di sci potranno godere delle ultime giornate di neve prima dell’arrivo definitivo della primavera.

Roccaraso rimane dunque un’ottima scelta per trascorrere una vacanza sulla neve prima della chiusura ufficiale della stagione sciistica.

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Valanga in Val Gardena, terrore vicino alla pista Gran Paradiso – VIDEO

Una spettacolare e impressionante valanga si è verificata nella mattina del 19 marzo sul Sassolungo, in Val Gardena, a pochissima distanza dalla frequentatissima pista Gran Paradiso. Fortunatamente nessuno è rimasto coinvolto, ma le immagini del fenomeno naturale hanno creato momenti di paura tra gli sciatori presenti.

L’impressionante distacco della valanga sul Sassolungo

Mercoledì mattina, sotto un cielo limpido che rendeva particolarmente affascinante il panorama della Val Gardena, una gigantesca massa di neve si è improvvisamente staccata dalla parete del Sassolungo, uno dei rilievi più iconici delle Dolomiti altoatesine. La valanga, documentata con video spettacolari ripresi da sciatori e turisti in cabinovia e seggiovia, mostra chiaramente il momento esatto del distacco e la sua incredibile velocità nel dirigersi verso valle.

Panico vicino alla pista Gran Paradiso

La massa di neve ha lambito pericolosamente la pista Gran Paradiso, molto frequentata da sciatori esperti e principianti. La scena ha inevitabilmente causato grande apprensione, con un immediato fuggi fuggi generale. Nonostante i momenti di grande tensione vissuti dai presenti, per fortuna nessuno è rimasto ferito.

Artur Schönweger, maestro della scuola di sci Selva, presente sul posto mentre teneva una lezione, ha raccontato: “Ci eravamo fermati ad ammirare la montagna, che oggi è particolarmente bella, col cielo limpido e la neve candida, quando all’improvviso si è staccata la valanga. Era enorme. Per fortuna non ha travolto nessuno, così rimane un bel ricordo di questo spettacolo.”

Le testimonianze video degli sciatori

Diversi video testimoniano quanto accaduto in Val Gardena. Alcuni filmati sono stati girati da sciatori che stavano salendo con la seggiovia, offrendo prospettive uniche e impressionanti del distacco della neve e del successivo avanzare della valanga verso la pista Gran Paradiso. La rapida diffusione di queste immagini sui social ha contribuito a rendere virale l’evento, suscitando sia stupore che timore tra gli utenti.

La sicurezza delle piste in Val Gardena

Nonostante la vicinanza della valanga alla pista Gran Paradiso, l’episodio si è concluso senza conseguenze drammatiche grazie alle misure preventive adottate dagli operatori della Val Gardena. L’area, infatti, è costantemente monitorata, e il rapido intervento del personale addetto ha permesso di evitare pericoli reali per gli sciatori.

Video della valanga sul Sassolungo

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La Brigata Julia affronta le sfide del freddo esercitazione militare ad alta quota video

Si è conclusa con successo l’esercitazione “Picca d’Acciaio”, una delle attività più complesse e significative condotte dalle Truppe Alpine dell’Esercito Italiano. Per un’intera settimana, circa 300 Alpini della Brigata “Julia” hanno affrontato uno scenario di guerra simulata in ambiente artico, tra le vette innevate del Veneto e dell’Alto Adige.

“Picca d’Acciaio” è stata pensata per testare la resistenza fisica e mentale dei militari in condizioni estreme, ma anche per sperimentare nuove tecnologie militari, equipaggiamenti avanzati e strategie operative moderne. Il tutto si è svolto in un contesto ad alta difficoltà: neve, temperature rigide e terreno montuoso.

Tecnologia avanzata e combattimento simulato

L’esercitazione si è basata su un conflitto a partiti contrapposti, dove la Brigata Alpina “Julia” ha fronteggiato in manovra le unità del 3° Reggimento della Brigata Alpina “Taurinense”, incaricate del ruolo di “forze opposte”.

Il comando dell’operazione è stato affidato all’8° Reggimento Alpini di Venzone, guidato dal Colonnello Lorenzo Rivi, supportato da assetti specializzati del:

  • 3° Reggimento Artiglieria da Montagna
  • 2° Reggimento Genio Guastatori
  • Reggimento Logistico Julia
  • Reggimento Piemonte Cavalleria (2°)

Questi reparti hanno messo in campo droni, cingolati, sistemi digitali e strumenti di sorveglianza elettronica, dimostrando l’elevato livello di preparazione e modernizzazione delle nostre forze alpine.

Il sistema “Argo” e la digitalizzazione del campo di battaglia

Cuore strategico dell’esercitazione è stato l’allestimento, in località Valgrande (Comelico Superiore), di un posto comando tattico completamente digitalizzato, dotato del sistema “Argo”, una piattaforma elettronica di ultima generazione per la gestione del campo di battaglia.

“Argo” ha permesso un monitoraggio in tempo reale delle operazioni, una migliore coordinazione tra i reparti e una risposta più efficace alle minacce simulate, riproducendo uno scenario di guerra asimmetrica ad alta quota.

Epilogo a Villabassa e visita dei vertici militari

L’epilogo dell’esercitazione si è svolto nell’area addestrativa di Villabassa, vicino Brunico, dove le unità della Brigata “Julia” hanno condotto una manovra sincronizzata che ha portato alla neutralizzazione delle forze avversarie.

All’evento hanno assistito i vertici delle Truppe Alpine:

  • Il Generale di Divisione Michele Risi, Comandante delle Truppe Alpine
  • Il Generale di Brigata Francesco Maioriello, Comandante della Brigata “Julia”

La loro presenza ha sottolineato l’importanza strategica dell’attività, che fa parte del percorso di preparazione per la futura partecipazione della Brigata alla NATO Allied Reaction Force (ARF).

Una sfida vinta tra neve, innovazione e preparazione militare

L’esercitazione “Picca d’Acciaio” ha dimostrato come la Brigata Alpina Julia sia pronta ad affrontare le sfide operative in ambienti ostili, grazie a un mix di tradizione militare alpina e innovazione tecnologica.

“La neve diventa campo d’addestramento, e l’altitudine uno strumento per affinare le capacità operative.”

Le Truppe Alpine dell’Esercito Italiano continuano a essere un’eccellenza nel panorama militare europeo, capaci di operare in condizioni estreme e con grande professionalità.

 

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Tre giovani causano una valanga e scappano senza verificare possibili feriti, incastrati dai video e denunciati

Il 15 febbraio, intorno alle ore 16:00, una valanga si è staccata da un versante ripido nei pressi del comprensorio sciistico Merano 2000, sfiorando il sentiero escursionistico che dal Rifugio Merano conduce al Monte Spieler. Questo percorso è molto frequentato da escursionisti e sci alpinisti, rendendo l’episodio particolarmente pericoloso.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la slavina è stata provocata dal passaggio di tre giovani sciatori del posto, tutti minorenni, che praticavano sci fuori pista (free-ride) in una zona non autorizzata.

L’intervento immediato dei soccorsi e la bonifica dell’area

A dare l’allarme è stato un addetto al soccorso piste, che ha immediatamente contattato la Centrale Unica di Emergenza. Sul posto sono intervenuti i volontari del Soccorso Alpino civile e i militari delle Stazioni del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Merano e Silandro, supportati dall’elicottero della Sezione Aerea delle Fiamme Gialle di Bolzano.

Dopo un’accurata bonifica, è stata esclusa la presenza di persone sepolte. I rilievi effettuati dal SAGF (Soccorso Alpino della Guardia di Finanza) hanno rilevato che la valanga si era estesa per oltre 100 metri di lunghezza, con un fronte largo 40 metri. La presenza di tracce sciistiche ha portato subito a sospettare il coinvolgimento di sciatori fuori pista.

Le indagini e l’identificazione dei responsabili

Grazie all’analisi delle telecamere di sorveglianza posizionate nei pressi degli impianti di risalita, le forze dell’ordine hanno individuato tre giovani dotati di attrezzatura da free-ride, saliti in vetta circa 20 minuti prima del distacco. Ulteriori telecamere a valle li hanno ripresi nove minuti dopo l’allarme, lungo una possibile traiettoria di discesa compatibile con la zona del distacco.

Determinante anche il controllo dei tabulati degli skipass, che ha confermato l’identità dei tre ragazzi.

Sciavano mentre i soccorritori cercavano eventuali vittime

Le immagini video successive mostrano come i giovani abbiano continuato a sciare ignorando completamente quanto appena accaduto. Nessuno di loro ha contattato i soccorsi o avvertito dell’assenza di altre persone coinvolte nella valanga, nonostante fossero ben consapevoli del pericolo creato.

“Le nevicate degli ultimi giorni, l’innalzamento delle temperature e l’azione del vento hanno modificato le condizioni del manto nevoso in quota, rendendo più frequenti distacchi naturali o valanghe causate da sciatori imprudenti. La raccomandazione – spiega il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Bolzano – resta quella di studiare attentamente il bollettino nivologico prima di intraprendere una gita fuori pista, di rispettare i divieti apposti dai gestori dei comprensori e di portare sempre al seguito i dispositivi di auto-soccorso, fondamentali per localizzare ed estrarre eventuali compagni di gita travolti, in attesa dell’arrivo dei soccorsi”.

Convocazione in caserma e sanzioni

I tre ragazzi, accompagnati dai genitori, sono stati convocati presso la caserma della Guardia di Finanza di Merano. Davanti alle prove raccolte, hanno ammesso le proprie responsabilità. La loro posizione è ora al vaglio della Procura della Repubblica per i Minorenni di Bolzano.

Nel frattempo, sono stati sanzionati amministrativamente, poiché nessuno di loro portava con sé gli strumenti obbligatori per la sicurezza in montagna: Artva, pala e sonda, dispositivi fondamentali per l’autosoccorso in caso di valanga.

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Travolto da una valanga e sepolto sotto un metro e mezzo di neve per 7 ore, scialpinista miracolosamente salvo in Norvegia

Una vicenda che ha dell’incredibile e che sfida ogni previsione scientifica arriva dal nord della Norvegia. Un turista straniero, travolto da una valanga, è sopravvissuto ben 7 ore sotto circa un metro e mezzo di neve, sfidando tutte le statistiche e le previsioni degli esperti.

Vediamo nel dettaglio questa storia straordinaria e unica, accaduta a Lyngen, nei pressi della città di Tromsø.

La dinamica dell’incidente: scialpinisti travolti da una valanga

Il turista coinvolto nella drammatica vicenda faceva parte di un gruppo composto da tre scialpinisti stranieri. Nonostante l’allerta già diffusa dalle autorità locali sul rischio di valanghe nella zona, il gruppo aveva deciso di praticare attività sciistica nella regione di Lyngen.

Durante l’escursione, una slavina improvvisa ha colpito i tre turisti. Mentre uno dei componenti del gruppo è riuscito fortunatamente a liberarsi autonomamente dalla neve, gli altri due scialpinisti sono stati completamente sepolti. Tra loro, lo scialpinista protagonista di questa incredibile storia di sopravvivenza.

Sopravvivere 7 ore sotto la neve: il miracolo della “sacca d’aria”

L’uomo, di età compresa tra i 40 e i 50 anni, è rimasto intrappolato sotto circa un metro e mezzo di neve, un evento che, nella quasi totalità dei casi, risulta fatale entro pochi minuti.

A spiegare le probabilità di sopravvivenza è Audun Hetland, esperto di valanghe presso l’Università artica della Norvegia, che ha affermato al quotidiano iTromsø:

“Le persone travolte dalle valanghe generalmente soffocano entro dieci minuti. In alcuni casi specifici si riesce a sopravvivere più a lungo, ma resistere per ben sette ore rappresenta un evento quasi unico nella storia delle valanghe.”

Il turista è riuscito incredibilmente a sopravvivere grazie alla formazione naturale di una ‘sacca d’aria’ intorno a lui, che gli ha permesso di respirare, evitando l’asfissia che normalmente si verifica rapidamente.

Come è stato possibile il ritrovamento dell’uomo sepolto

Il ritrovamento dello scialpinista è avvenuto dopo un lungo e intenso lavoro da parte delle squadre di soccorso norvegesi. In particolare, fondamentale è stato il contributo di un cane da soccorso chiamato Whiskey, appartenente all’unità cinofila guidata da Kristian Midtgard.

Midtgard, intervistato dall’emittente norvegese TV2, ha espresso incredulità per l’epilogo positivo di questa delicata operazione:

“È stato davvero sorprendente trovarlo ancora vivo. Tutte le statistiche e la nostra esperienza indicano che dopo così tanto tempo sotto la neve, sopravvivere è praticamente impossibile.”

L’uomo, ritrovato poco dopo la mezzanotte nel territorio comunale di Lyngen, era addirittura cosciente e, incredibilmente, era riuscito in precedenza anche a contattare autonomamente i soccorsi per fornire indicazioni utili sulla propria posizione.

Ancora disperso il terzo scialpinista coinvolto

Nonostante il miracoloso salvataggio dello scialpinista, un membro del gruppo risulta ancora disperso, e le ricerche sono tuttora in corso nella speranza di ritrovarlo ancora vivo.

Le reazioni al “miracolo” di Lyngen

Le autorità locali e gli esperti di valanghe hanno definito l’accaduto come “un autentico miracolo”. Il sindaco di Lyngen, Erik Larsen, intervistato dall’emittente pubblica NRK, ha infatti commentato l’episodio:

“Un autentico miracolo.”

Cosa dicono gli studi scientifici: sopravvivere a una valanga è possibile?

Secondo una recente ricerca pubblicata da Eurac Research, due terzi delle vittime di valanga muoiono per asfissia entro i primi 35 minuti dopo il seppellimento. Rimanere sotto la neve per diverse ore è dunque statisticamente estremamente raro. È proprio per questo che il caso dello scialpinista norvegese rappresenta un evento straordinario e un punto di interesse per studi futuri.

 

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Seggiovia con a bordo un 23enne si stacca improvvisamente e precipita al suolo

Incidente sugli impianti Lauchernalp: un giovane gravemente ferito

Un grave incidente si è verificato ieri, mercoledì 19 marzo, attorno alle 19:35, presso gli impianti di risalita di Lauchernalp, nel Canton Vallese, in Svizzera. Un dipendente degli impianti, un giovane di 23 anni, è rimasto gravemente ferito a causa di una caduta da grande altezza, provocata dall’improvviso distacco della seggiovia sulla quale viaggiava.

La dinamica dell’incidente: collisione tra seggiovia e cavo di un gatto delle nevi

Secondo quanto comunicato oggi dalla Polizia cantonale, il 23enne stava scendendo verso valle utilizzando la seggiovia Stafel-Gandegg, quando nello stesso momento un altro dipendente era impegnato in lavori di preparazione e manutenzione delle piste con un gatto delle nevi collegato ad un argano.

Per motivi ancora in fase di accertamento, il cavo dell’argano è entrato improvvisamente in contatto con la seggiovia su cui viaggiava il giovane. A causa dell’urto violento, il sedile della seggiovia si è staccato, facendo precipitare il ragazzo da diversi metri d’altezza fino al suolo.

Intervento immediato dei soccorsi e trasporto in ospedale

Subito dopo l’incidente, una squadra di soccorso della Air Zermatt è intervenuta prontamente per fornire le prime cure al giovane ferito, le cui condizioni sono apparse immediatamente molto gravi. Dopo la stabilizzazione sul posto, il ragazzo è stato elitrasportato d’urgenza presso l’Inselspital di Berna, struttura sanitaria specializzata dove attualmente si trova ricoverato in gravi condizioni.

Aperta un’indagine dal Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI)

Per chiarire in modo accurato le cause dell’incidente e le responsabilità eventualmente connesse, il Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI) ha ufficialmente aperto un’indagine. Attualmente gli investigatori stanno effettuando tutti gli accertamenti tecnici necessari per determinare le circostanze esatte che hanno portato alla collisione tra il cavo e la seggiovia.

Nel frattempo, per ragioni di sicurezza e consentire le indagini, l’impianto coinvolto è stato temporaneamente chiuso al pubblico.

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Filmano una volpe attirandola con pane: il Parco mette in guardia, “Il cibo rende i selvatici troppo confidenti”

Non bisogna nutrire gli animali selvatici. È l’appello diffuso nelle ultime ore dai responsabili del Parco dello Stelvio, dopo che è diventato virale sui social un video girato proprio nell’area del Parco, che mostra una volpe attirata con del pane.

“Ci troviamo in un’area picnic del Parco piuttosto conosciuta – scrivono in un post apparso sui social -. Una simpatica volpacchiotta si avvicina, confidente…sembra affamata. Niente di più naturale che allungarle un bel filoncino di pane bianco preso dal nostro zaino e guardarla addentarlo felice”.

Si tratta però di un comportamento inutile e nocivo per molteplici motivi, illustrati chiaramente dal Parco, che invita gli escursionisti ad “evitare comportamenti del genere”.

“Gli animali potrebbero abituarsi a essere nutriti e perdere la capacità di procacciarsi il cibo – si legge su Facebook -. Potrebbero diventare troppo confidenti, avvicinarsi ai centri abitati mettendosi in potenziali situazioni di pericolo”.

E ancora: “La loro dieta non prevede cibi “da umano”, in questo particolare caso il pane, che potrebbero nuocere loro – concludono dal Parco dello Stelvio -. Ricordiamo quindi che un animale selvatico non ha bisogno di noi per vivere. In caso di incontro limitiamoci ad ammirarlo o fotografarlo”.

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Ultima occasione per sciare a Bolognola, neve fresca e impianti aperti

“Vista la neve caduta e vista la bellissima giornata di sole prevista per domani vogliamo regalarvi l’ultima sciata di stagione e godervi il sole con la neve allo ZChalet“. A comunicarlo sono i gestori degli impianti di Bolognola. “Saremo aperti quindi domani 19 marzo dalle ore 8.30 fino alle 20. Potete quindi fare le ultime discese di stagione o godervi una bella passeggiata e poi la tintarella marzolina sulle nostre terrazze. Vi aspettiamo anche per l’aperitivo”.

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Tragedia sul Monte Catria, maltempo uccide stormo di fenicotteri solo due superstiti

Una terribile tragedia ambientale si è verificata sabato scorso, 15 marzo, sul Monte Catria, nell’Appennino umbro-marchigiano: un intero stormo di fenicotteri rosa si è schiantato contro le rocce e una faggeta della zona a causa del maltempo. Il bilancio finale è drammatico: sette fenicotteri morti e due miracolosamente sopravvissuti.

La dinamica della tragedia sul Monte Catria

Lo stormo di fenicotteri, composto da nove esemplari, stava attraversando l’Appennino probabilmente diretto dal Mar Tirreno verso l’Adriatico, quando è stato sorpreso sabato 15 marzo da una violenta tempesta con raffiche di vento tra i 120 e i 130 km/h. Travolti dal vento forte e dal maltempo, gli uccelli sono stati scaraventati contro la parete rocciosa del Monte Catria, a circa 150 metri dalla croce sulla cima, finendo in una faggeta ad un’altitudine di circa 1.500 metri.

Alcuni escursionisti, trovandosi di fronte a una scena agghiacciante, hanno subito dato l’allarme ai Carabinieri Forestali di Cagli (PU). Questi ultimi, intervenuti prontamente, hanno constatato la morte immediata di sette esemplari, alcuni dei quali già predati dagli animali selvatici che ne avevano nascosto i resti, probabilmente per utilizzarli come scorta di cibo.

Il recupero e le cure per i fenicotteri sopravvissuti

Due fenicotteri superstiti sono stati trovati in condizioni critiche, disorientati e infreddoliti. Dopo essere stati avvolti in coperte termiche, i Carabinieri Forestali di Cagli (PU) li hanno affidati al Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Ca’ Girone, a Urbino, unico luogo in grado di assicurare la loro guarigione e il ritorno in natura.

Dopo alcuni giorni di trattamento, le notizie sono incoraggianti: gli esperti confermano che entrambi gli esemplari si stanno riprendendo e verranno liberati quanto prima alle Saline di Cervia, in provincia di Ravenna, area ideale per la loro nidificazione e sosta.

Tra i due fenicotteri recuperati, uno era inanellato con una fascetta riportante la scritta ‘Paris’, rivelando così un’origine francese dell’esemplare e aprendo interessanti prospettive sul monitoraggio delle rotte migratorie di questa specie.

Ipotesi sulla presenza insolita dei fenicotteri nell’Appennino

Secondo gli esperti del CRAS e dei Carabinieri Forestali di Cagli, l’episodio è eccezionale: i fenicotteri rosa sono uccelli tipici di ambienti costieri, lagunari o salini, e la loro presenza sulle alture appenniniche è estremamente insolita. Probabilmente, lo stormo è stato sorpreso dal violento maltempo mentre migrava dall’area tirrenica verso le coste adriatiche, dove si trovano alcune delle principali colonie italiane della specie.

Fenicotteri rosa in Italia: habitat e diffusione

In Italia, i fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) sono sempre più numerosi. Colonizzano prevalentemente le zone umide come la Riserva Naturale delle Saline di Margherita di Savoia in Puglia, le saline di Priolo in Sicilia, Orbetello in Toscana e il Parco naturale Molentargius in Sardegna.

Questa tendenza è legata alle condizioni climatiche e alla disponibilità di risorse alimentari che il territorio italiano offre durante la primavera e l’estate, periodo in cui i fenicotteri migrano dalle coste africane.

Le difficoltà dei fenicotteri durante il maltempo eccezionale

La tragica vicenda sul Monte Catria evidenzia le difficoltà incontrate dagli animali migratori, soprattutto in condizioni climatiche estreme. Come ha osservato recentemente il CRAS di Ca’ Girone e la Protezione Civile, fenomeni come temporali violenti, vento forte e temperature basse possono mettere seriamente a rischio la vita degli animali selvatici. Purtroppo, i fenicotteri non sono stati gli unici animali colpiti: nelle ultime settimane anche caprioli e lupi stanno soffrendo per la mancanza di risorse alimentari e la durezza delle condizioni climatiche, come confermato da recenti episodi di cronaca.

Caratteristiche del fenicottero rosa

Il fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus) è un uccello trampoliere inconfondibile, alto fino a un metro e mezzo, dal lungo collo e zampe sottili. Ha un grande becco rosa e nero utilizzato per filtrare il cibo dall’acqua. La sua famiglia, quella dei Phoenicopteridae, è tra le più antiche tra gli uccelli: alcuni fossili risalgono a circa 30 milioni di anni fa.

Oggi, la popolazione mondiale di fenicotteri è stimata intorno ai 700 mila esemplari, e continua a crescere. In Italia la specie nidifica principalmente in Puglia, Sicilia, Sardegna, Emilia-Romagna e Veneto, con tentativi sporadici anche in altre regioni.

La minaccia dell’uomo e le problematiche ambientali

Nonostante la popolazione globale sia in crescita, secondo il WWF, il fenicottero rosa soffre comunque per il deterioramento degli habitat, l’inquinamento e il disturbo antropico nelle aree di nidificazione. Non sono infrequenti le morti causate da elettrocuzione o da collisione con infrastrutture umane.

La tragedia di Monte Catria, oltre al dolore per la perdita degli esemplari, è anche un monito sulle conseguenze sempre più frequenti di un clima instabile e imprevedibile. Un evento drammatico, ma anche un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della tutela degli habitat

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