Donna fatta a pezzi, nuove rivelazioniDopo 7 anni un’amica della prostituta a confronto con l’ascolano indagato
Ruotano tutte attorno alla testimonianza di una ex prostituta albanese le accuse a carico di un ascolano, indagato dalla Procura della Repubblica di Camerino, per un orribile omicidio commesso nel mese di agosto del 1999. Venne trovata morta e fatta a pezzi Enkebida Bequiri, una prostituta albanese di 25 anni che viveva a Martinsicuro. Era occultata dentro un sacco di plastica dell'immondizia in una anfratto di Pieve Torina nel Maceratese. A quasi sette anni di distanza c'è un unico indagato. E' un ascolano di 40 anni impiegato lungo la vallata del Tronto. Per fare luce sul caso sono intervenuti anche i Carabinieri del Ris di Roma che hanno eseguito accertamenti sia nell'appartamento di Martinsicuro dove abitava la prostituta sia nell'auto di proprietà dell'ascolano messa preventivamente sotto sequestro. I risultati sarebbero contrastanti. Ora, dopo la testimonianza di una ex prostituta amica di Enkebida Bequiri, la situazione per l'ascolano si è improvvisamente aggravata.
Lo scorso primo giugno, presso il Tribunale di Camerino, è avvenuto un incidente probatorio, ma il confronto con la teste è stato subito sospeso su richiesta dell'avvocato Mauro Gionni legale dell'indagato ascolano. Il penalista ha contestato al giudice l'occultamento di una dichiarazione della donna. Da qui la decisione di rinviare il tutto a giovedì prossimo. Sembrerebbe che la donna si trovi in Italia solo grazie ad un permesso di soggiorno “per motivi di giustizia”. Un permesso – fa rilevare il legale – ottenuto quando stava per essere rimpatriata e di pochi giorni antecedente la testimonianza. Altro rilievo mosso dal legale ascolano è quello sulla tempistica delle dichiarazioni. «Perché questa presunta amica di Enkebida Bequiri si ricorda di dire certe cose solo a distanza di sei anni e non subito dopo la morte dell'amica? Eppure era stata più volte ascoltata dagli investigatori subito dopo la scomparsa della donna», eccepisce Mauro Gionni.
La testimonianza dell'albanese farebbe emergere delle contraddizioni sulle dichiarazioni fatta dall'ascolano agli inquirenti. Soprattutto sulle motivazioni della scomparsa della donna assassinata. Una vicenda estremamente intricata che ha portato la Procura di Camerino a mettere sotto controllo sia il telefonino dell'ascolano sia a un pedinamento. Entrambe le indagini – rileva sempre l'avvocato- non avrebbero portato elementi utili all'inchiesta.
E. Man. Dal Messaggero del 20.06.2006